martedì 13 ottobre 2009

Contro la violenza



Con il termine violenza si intendono tutti quegli atteggiamenti distruttivi che comportano nel soggetto-vittima condizioni di disagio fisico, psicologico e sessuale. Tali atteggiamenti possono essere diretti con forza e brutalità, ma possono essere anche caratterizzati da un comportamento meno evidente come l'indifferenza o il rifiuto. La violenza sui minori, ad esempio, è quella più facilmente attuabile, innanzitutto per la differenza nella forza fisica, ma anche per il potere psicologico che può avere un adulto nei confronti del minore, soprattutto se genitore. La famiglia infatti è purtroppo il luogo dove si consumano il maggior numero di violenze sui minori, e gli aggressori sono spesso identificati negli stessi genitori, fratelli, nonni o parenti più stretti. Oggi si parla ad esempio di atteggiamenti violenti anche per situazioni che, a prima vista, sembrerebbero del tutto innocue: ad esempio 'violenza' è anche tutto ciò che impedisce al minore qualunque sviluppo o realizzazione del proprio potenziale evolutivo. Anche l’incapacità del genitore di tutelare i propri figli nella salute, nella sicurezza, nell'amore e nell'affetto, è un'altra forma di abuso nei confronti del minore. Il concetto di famiglia dunque, sarebbe da riconsiderare in termini più realistici, in quanto non sempre questo è 'il' luogo di amore e riparo dalle avversità, ma spesso è un luogo di sopraffazione e di abuso nei confronti delle persone più deboli. In passato questo problema era molto meno sentito, in quanto i minori non venivano tutelati e certi abusi, di tipo sessuale o di rigidità nell'educazione, erano più o meno considerati 'normali' ( vedi per esempio gli infanticidi, i fratricidi, l'incesto, ecc.). La causa principale di queste situazioni al limite è stata spesso individuata nel disagio sociale ed economico delle famiglie dei più bassi livelli sociali, ma purtroppo possiamo dire che la violenza e l'abuso domestico è un fenomeno trasversale ed interclassista, in quanto interessa tutti gli strati sociali. Per quanto riguarda i minori, le denunce che li riguardano non li vedono sempre e solo come le vittime degli abusi e delle violenze, anzi ultimamente, secondo i dati Istat, è un fenomeno in crescita la violenza minorile, effettuata da bande di adolescenti, che individuano fra i loro coetanei un soggetto debole e lo minacciano, attuando nei suoi confronti tutti i tipi di violenza e di sopraffazione. Eppure l'individuo non nasce cattivo. Le ultime scoperte scientifiche infatti, hanno dimostrato che il cervello umano non e’ definitivamente formato alla nascita e che le prime esperienze di vita uterina ed extra uterina, dei primi giorni e delle prime settimane sono essenziali allo sviluppo della sua struttura psichica. E’ l’interazione tra il patrimonio genetico e le esperienze ambientali che modellano l’essere umano, soprattutto nell’infanzia. Gli scienziati hanno evidenziato quanto i traumi violenti, gli atteggiamenti di rifiuto e la trascuratezza possano comportare lesioni evidenti nelle aree del cervello correlate alle emozioni. I genitori hanno dunque una grande responsabilità nella formazione dei giovani, ma e’ importante valutare anche il peso delle influenze extrafamiliari, quali per esempio i canali di comunicazione (televisione, giornali ecc.) e la scuola, nella quale i minori passano gran parte del loro tempo. E’ vitale dunque una collaborazione tra la famiglia e la scuola, ma anche tra tutte le istituzioni del territorio per crescere individui non violenti, in grado di comunicare i propri disagi e le proprie difficoltà. E' altresì importante insegnare a questi ragazzi a non essere distruttivi e a costruire rapporti sociali chiarificanti, che sostituiscano l'atto violento.
(dal sito di Psicolinea)

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