martedì 30 giugno 2009

The rights of the child, including the protection of children



The rights of the child, including the protection of children. One of the key concerns in this area is the situation of children who are victims of trafficking. Problems surrounding this issue will not be dealt with here since the FRA’s study on child trafficking is summarised in this report.(see section 5.2) The Council of Europe Convention on the Protection of Children against Sexual Exploitation and Sexual Abuse is currently open for ratification. This treaty takes into account EU legislation including the Council Decision on combating the sexual exploitation of children and child pornography of 2003. One of the most debated provisions includes an obligation to ensure those whose work involves regular contact with children are screened to verify the absence of existing convictions for sexual exploitation or abuse of children. The EU Council of Ministers Justice and Home Affairs Council of 27 and 28 November 2008 adopted the Conclusions on “Child Alert” on the basis of the guide on good practices developed by the Commission. The Conclusions of the Council invite all Member States to establish and develop national mechanisms to alert the public in criminal cases of abduction of children, to define modalities for the implementation of a cross-border system, and to use as basis for the establishment and development of these systems the best practices established by the European Commission. Significant progress has been achieved in respect to the establishment of the European Financial Coalition. This organisation will have an objective of addressing the commercial sexual exploitation and abuse of children online by implementing a monitoring system with the support of parties involved in internet payment systems and hampering the merchant side of this growing business, and assisting internet service providers and internet payment systems providers to combat the abuse of their systems for the purchase of child exploitation or abuse images and hampering the consumer side of the problem. The new Safer Internet Programme covering the period 2009-2013 was proposed by the European Commission on 28 February 2008 and was adopted on 9 December 2008 to protect children in the ever-more sophisticated online world, and empower them to safely use web services such as social networking, blogging and instant messaging. A current issue of concern is the conditions of detention for children while awaiting decisions on asylum applications or removal. The Directive on Common Standards and Procedures for third country nationals, in line with existing Council of Europe guidelines, provides for detention of minors only as a last resort and for as short a time period as possible, with the best interests of the child as the primary consideration. Families shall be guaranteed adequate privacy and separate accommodation and minors should have access to leisure and educational facilities. Authorities should endeavour to provide personnel and facilities to meet the needs of unaccompanied minors. Member States may benefit from clarification of the requirements to be met for conditions for children to be considered ‘adequate’. Guidance can be sought from Council of Europe and UN bodies, such as the Committee on the Elimination of Racial Discrimination, particularly where the latter have had occasion to address a Member State in the context of monitoring existing international commitments.
(Tratto da: FRA-European Union Agency for Fundamental Rights, Annual Report 2009, pp. 72-74)

lunedì 29 giugno 2009

Pedofilia in America Latina



PEDOFILIA IN AMERICA LATINA,3° BUSINESS DOPO TRAFFICO DI ARMI E DROGA...E GLI ITALIANI ??AI PRIMI POSTI COME SEMPRE.
Sono italiani, soprattutto del Nord, ma anche nordeuropei di tutti i paesi, statunitensi e giapponesi. Ogni anno almeno tre milioni di persone rispettate e insospettabili a casa loro, partono da paesi ricchi per trasformarsi in mostri appena svoltano l’angolo. Approfittano della povertà e si sentono e quasi sempre sono impuniti. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo un turista su cinque al mondo cerca sesso a pagamento e un sesto di questi, tra quelli che arrivano in America latina o nei Caraibi, ha un obbiettivo preciso: stuprare un bambino.
L’America latina offre paradisi naturali, cultura, musica, ma ci sono milioni di turisti che cercano altro. Bambine intorno agli 8 anni e maschietti di più o meno 12, sono i più ricercati. Ovviamente sono poveri, perché la prostituzione infantile come il lavoro minorile, hanno una diretta relazione con la povertà nella quale continua a vivere una parte importante della popolazione del continente.
Gli stupratori di bambini spendono, e rappresentano un mercato criminale floridissimo. Il turismo a quel fine è infatti al terzo posto dopo il narcotraffico e il traffico dei armi come affare per la criminalità procurando guadagni per miliardi di dollari l’anno. Se fino al decennio scorso la prima destinazione degli stupratori di bambini era soprattutto il nord del Brasile, dove secondo il “Correio Braziliense” un bambino stuprato viene pagato poco più di un Euro, il crollo verticale dell’economia messicana dopo il disastro del Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti del 1994, ha reso il paese nordamericano la prima destinazione del turismo pedofilo.
E’ difficile orientarsi tra i numeri. Al mondo almeno due milioni di bambini è costretto a prostituirsi, due terzi dei quali sono bambine ma secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità 150 milioni di bambine e 73 di bambini avrebbero subito violenze sessuali. Nonostante i numeri in Asia siano maggiori, circa un quarto delle vittime è latinoamericano (in America latina vivono 40 milioni di bambini in stato di abbandono o semiabbandono) e circa 100.000 ogni anno sarebbero nei vari paesi i bambini sequestrati dalle loro famiglie, ridotti in schiavitù e trasferiti nelle capitali turistiche per essere fatti prostituire. Nel nord dell’Argentina, si calcola che il 90% dei bambini che spariscono siano sequestrati per destinarli al mercato della pedofilia nella capitale. Nella sola Buenos Aires sarebbero costretti a prostituirsi almeno 5.000 bambine e bambini.
Per le bambine i bambini costretti alla prostituzione le conseguenze sono nefaste. Quasi sempre sono avviati o obbligati al consumo di droga e oltre al degrado psicologico e sociale al quale sono sottoposti sono esposti a violenze che vanno oltre quelle sessuali, gravidanze nel caso delle bambine e l’esposizione ad ogni tipo di malattie a trasmissione sessuale, a partire dall’AIDS.
L’UNICEF e l’Organizzazione mondiale del lavoro mettono in diretta relazione il turismo sessuale con il “sequestro di minori” e la “pornografia infantile” e vengono associati a legislazioni permissive e ad alto livello di corruzione. E se poche migliaia di bambini vengono sottratti ogni anno al loro destino l’impunità è la cifra degli stupratori che dal Nord del mondo scendono al Sud.
Quelli denunciati ogni anno sono poche centinaia ma solo pochissimi vengono effettivamente condannati. Tra questi per la prima volta, nel marzo del 2007, è stato condannato un italiano, il veronese (il veneto sarebbe la prima regione di provenienza degli stupratori di bambini italiani) Giorgio Sampec, di 56 anni. Si vantava di aver stuprato 400 tra bambini e bambine in Thailandia. E’ stato condannato dal tribunale di Milano a 14 anni di reclusione. Uno su tre milioni...........MI SEMBRA UN PO POCO NON TROVATE ??
(Articolo di L.M., apparso su Etta sos)

sabato 27 giugno 2009

Sssh!


"Dovremmo chiudere la bocca a questi signori che così facendo distruggono la fiducia"...
PARLA LA VERITA'E'LA NON DEVI NEGARLA
PARLA CHI TAPPA LA FALLA NON RESTA A GALLA
PARLA DALLA TUA BOCCA LIBERA LA FAVELLA COME UN FARFALLA CHE SI LIBRA DALLA CALLA
PARLA I MUTISMI SONO INASCOLTABILI
PARLA I TIMORI HANNO TIMONI DEBOLI
PARLA URLA TERMINI INTERMINABILI
PARLA PERCHE' IL SILENZIO E' DEI COLPEVOLI
(Caparezza, "Il silenzio dei colpevoli")

venerdì 26 giugno 2009

Goocoo ... mitica forza della natura!!



Il gruppo musicale Gocoo (leggi: Goku) è stato fondato nel 1997, ed è composto da sette donne e quattro uomini, che sono percussionisti "taiko", e provengono dal Giappone. Non seguendo la tradizione taiko pedissequamente, il suono di Gocoo dimostra uno spirito libero, spaziando dall'Oriente all'Occidente, dalla tradizione al popo, dal rito alla festa. Imperdibili!
http://www.youtube.com/watch?v=ivenUpywcnQ&feature=related

giovedì 25 giugno 2009

D.S.A.



"In questi giorni è in discussione alla Camera una Legge, già passata al Senato, in cui vengono finalmente riconosciuti e definiti i DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento come dislessia, disgrafia/disortografia e discalculia), che interessano circa il 5% della popolazione scolastica. Prima di tutto vogliamo ringraziare chi si è fatto carico di compiere questo grande passo che darà a tanti bambini e ragazzi la speranza di una vita scolastica meno frustrante e deludente, mettendoci al passo con gli altri paesi europei, che hanno già da tempo adottato legislazioni ad hoc. Inoltre vorremmo che tutti sapessero di cosa si tratta e quali sono le misure che verranno prese. La cosa da chiarire subito è che i bambini e i ragazzi interessati da D.S.A. non prendono farmaci. Quindi, questa legge non serve per arricchire nessuna casa farmaceutica e non ci sono interessi “dietro”, se non quelli di questi allievi. Coloro che hanno un DSA non hanno malattie, non è possibile curarli e quindi i farmaci sarebbero inutili e dannosi. Sono bambini e ragazzi con intelligenza normale, spesso superiore alla media. Come dice il testo approvato dal Senato, i DSA impediscono l'utilizzo in maniera automatica e strumentale delle capacità di lettura, di scrittura e di calcolo e possono costituire una limitazione importante per l'apprendimento per alcune attività della vita quotidiana di queste persone. Per poter essere alla pari con i loro compagni, quindi, questi bambini e ragazzi hanno bisogno di strumenti compensativi come l'uso del PC, l'uso della calcolatrice, l'uso degli audiolibri non perché non sappiano leggere, scrivere e fare i conti ma semplicemente perché hanno bisogno di essere alleggeriti in un compito per loro troppo faticoso: leggere, scrivere e fare conti mentali, per loro, non sono processi automatici come per i loro compagni. Ad esempio, la decodifica di un testo o il richiamare alla memoria le tabelline li impegnano tanto da impedire loro di concentrare le energie in processi superiori come la comprensione del testo o la risoluzione di problemi. Saranno quindi previste dalla Legge, a seconda delle difficoltà individuali, delle “misure dispensative” come, ad esempio, dispensa dalla lettura a voce alta, dallo studio mnemonico delle tabelline, tempi più lunghi per prove scritte. Questi non sono “privilegi” come alcuni insegnanti sono portati a credere disattendendo sistematicamente le circolari ministeriali che hanno finora regolato questa materia, in assenza di una vera legge. Non è possibile distinguere un bambino o un ragazzo con DSA “a vista”, perché è in tutto e per tutto uguale agli altri. Semplicemente, ha bisogno di particolari accortezze per poter partire più o meno alla pari con gli altri e avere uguali possibilità di accesso all'apprendimento ed alla piena realizzazione della propria vita. Per questo motivo, finora, la vita scolastica di questi bambini e ragazzi è stata una vera e propria tortura. Vengono sottoposti ad umiliazioni, derisi, tacciati di pigrizia. Questo è molto ingiusto ed è un grosso rischio poiché è inevitabile che un bambino o un ragazzo con DSA, pur applicandosi e sforzandosi come e più degli altri, non possa ottenere gli stessi risultati dei suoi compagni. È un grosso rischio per la loro autostima, è un grosso rischio perché può portare a stati ansiosi, depressivi, è un grosso rischio perché sono troppi i casi di abbandono scolastico dovuti proprio a questo. Infine, è un grosso rischio perché un bambino non capito a scuola diventa un emarginato, e questo può facilmente portare a quel fenomeno che come sappiamo è sempre più diffuso nelle nostre scuole, quello del bullismo, di cui tanto si è parlato in questi ultimi anni. Questi ragazzi sono a rischio, diventando vittime di bullismo o essi stessi bulli. Tutte queste ingiustizie mettono a rischio una crescita armonica, la giusta e piena realizzazione a cui ogni essere umano ha diritto. Quindi, questa legge è un enorme traguardo al quale noi, genitori, bambini e ragazzi con DSA , guardiamo con grande speranza".
(I ragazzi e i genitori del forum Dislessia Online)

mercoledì 24 giugno 2009

Pensieri e parole



Che ne sai di un bambino
che rubava
e soltanto nel buio giocava
e del sole che trafigge i solai
che ne sai
e di un mondo tutto chiuso
in una via
e di un cinema di periferia
che ne sai della nostra
ferrovia che ne sai

Conosci me, la mia lealta'
tu sai che oggi morirei
per onesta'
conosci me il nome mio
tu sola sai
se e' vero o no
che credo in Dio

Che ne sai tu di un campo
di grano
poesia di un amore profano
la paura d'esser preso per mano
che ne sai
l'amore mio
e' roccia ormai
e sfida il tempo e sfida
il vento e tu lo sai

Davanti a me
c'e' un'altra vita
la nostra e' gia' finita
e nuove notti e nuovi giorni
cara vai o torna con me
davanti a te
ci sono io
dammi forza mio Dio
o un altro uomo
chiedo adesso perdono
e nuove notti e nuovi giorni
cara non odiarmi se puoi

Conosci me
quel che darei
perche' negli altri
ritrovassi gli occhi miei
che ne sai di un ragazzo
che ti amava
che parlava e niente sapeva
eppure quel che diceva chissa'
perche' chissa'
adesso e' verita'

Davanti a me
c'e' un'altra vita
la nostra e' gia' finita
e nuove notti e nuovi giorni
cara vai o torna con me
davanti a te
ci sono io
dammi forza mio Dio
o un altro uomo
chiedo adesso perdono
e nuove notti e nuovi giorni
cara non odiarmi se puoi.
(Lucio Battisti, 1971)

martedì 23 giugno 2009

All cried out



You took your time
To come back
This time
The grass has grown under
Your feet
In your absence
I changed my mind
Someone else is sittin' in your seat

I know that I said
There'd be no one else
I know that I said
I'd be true
But baby I got a cupid arrow
Here's the short and narrow
I've nothing left to offer you

All cried out
A whole lot of loving
For a handful of nothing
All cried out
It's hard to give you something
When you're pushing me

So don't look surprised
There was no disguise
You knew where I stayed
From the start
So stop
Look around you
You're right back where I found you
Take back your cold and empty heart

All cried out
whole lot of loving
a handful of nothing
All cried out
It's hard to give you something
when you're pushin' me

You go your way
I'll go mine
I won't stay around here
Don't you waste my time

All cried out
All cried out
It's hard to give you something
When you're pushin' me

It's hard to give you something
When you're pushing' me.
("All cried out" by Fink, album "Biscuits for breakfast", 2006)

lunedì 22 giugno 2009

SCRITTURA, EMOZIONI E CONSAPEVOLEZZA



SCRITTURA, EMOZIONI E CONSAPEVOLEZZA
Le emozioni aiutano a crescere
Nel 1995 viene dato alle stampe un libro che ha
rivoluzionato il modo di pensare di molte persone in
tutto il mondo, poiché insegna a guardare
all’intelligenza umana non più in modo astratto, come
nei soliti tests psicologici, ma in maniera
assolutamente nuova. I quesiti dai quali parte lo
psicologo Daniel Goleman, scrivendo “Intelligenza
emotiva”, sono: perché le persone considerate
intelligenti in modo tradizionale sono spesso
insopportabili e poco cordiali? Perché persone
selezionate e assunte per un impiego sulla base di
classici tests d’intelligenza, possono diventare
profondamente inadeguate alle esigenze lavorative?
Perché i bambini hanno un crollo nel rendimento quando
si manifestano difficoltà familiari? Perché un’ unione
coniugale fallisce, anche se i due partners hanno
quozienti intellettivi altissimi? Così Goleman chiama
“virus del buon umore” l’atteggiamento di chi, vivendo
in maniera ottimistica ed usando l’intelligenza
emotiva, riesce a contagiare chi gli sta vicino,
trasmettendogli emozioni e sensazioni positive. Ma
cos’è l’intelligenza emotiva? E’ una miscela
complessa, in cui si ritrovano l’empatia o sintonia
emozionale, l’autocontrollo, la costanza, l’attenzione
verso gli altri; è lo strumento che ci permette di
gestire le nostre emozioni e di condurle nelle
direzioni più vantaggiose per noi e per chi ci vive
accanto. E’, inoltre, la capacità di comprendere i
sentimenti altrui, senza esprimerli a parole, è la
ricerca di benefici durevoli in ogni campo
dell’esistenza umana.
Questa particolare forma di intelligenza ha permesso
ai nostri antenati di sopravvivere in un ambiente
ostile ed avverso, elaborando le strategie che stanno
alla base dell’evoluzione, e oggi può aiutarci a
fronteggiare il mondo attuale, complicato, violento,
difficile da comprendere. L’intelligenza emotiva si
può imparare e perfezionare col riconoscere le
emozioni proprie ed altrui, insegnando già ai bambini
come evitare possibili squilibri dell’età evolutiva,
ed agli adulti come ottimizzare il loro impatto
negativo col mondo circostante. Per entrare in
contatto con le proprie emozioni, si può partire
dall’analisi grafologica della scrittura. La
grafologia - che deriva dall’unione di due parole
greche: grafé, scrittura, e lògos, studio -, è la
scienza che studia la scrittura ed ogni atto grafico
individuale, come scarabocchi, disegni, schizzi.
Scienza e non lettura immaginifica del futuro, in
quanto le diverse forme grafiche che vengono
realizzate scrivendo, emergono da un’attività
complessa originata dal cervello e coinvolgente il
braccio, la mano, le dita, l’intera persona, che
immette sul foglio le proprie energie consce ed
inconsce. Quindi, dietro la scrittura c’è il cervello,
che supervisiona e coordina ogni movimento, ogni
attività, ogni funzione. Attraverso il sistema
motorio, l’attività del sistema nervoso si manifesta
all’esterno; perciò, attività motoria e salute mentale
si trovano in relazione, strettamente legate l’una
all’altra. Neurofisiologicamente parlando, la
scrittura consiste in un grafico, può essere
paragonata ad un elettroencefalogramma, puntuale e
preciso, del momento in essere. Lo studio della
scrittura ha origini quasi contemporanee alla nascita
della scrittura stessa. Ancor prima di Aristotele e di
Svetonio, autori europei, cinesi, indiani fanno
osservazioni su varie particolarità di differenti
grafie. Comunque, per arrivare ad uno studio
sistematico ed approfondito della scrittura, si deve
attendere la fine del 1800, quando i primi grandi
grafologi danno alle stampe le loro opere specifiche.
In Italia, Girolamo Moretti (1879-1963) costituisce il
caposcuola, autodidatta e geniale, cogliendo
corrispondenze non solo fra scrittura e psiche, ma
anche fra scrittura e soma (corpo). Ogni segno grafico
riguarda la personalità complessiva dello scrivente, a
livello mentale, affettivo, operativo, volitivo. Con
Moretti, inoltre, appare la quantificazione dei segni,
a testimoniare l`esattezza e la sicurezza del suo
metodo, cioè i vari segni grafici vengono non solo
individuati nella singola scrittura, e coordinati fra
loro, ma vengono anche quantificati, misurati,
attribuendo loro un grado, espresso in decimi. I segni
grafici non dispongono di un valore assoluto di per
se` stessi: anzi, ogni segno viene influenzato dagli
altri, in maniera positiva o negativa o indifferente.
Di conseguenza, è il contesto dei segni, e non il
singolo segno, ad essere importante, così da affermare
che ogni individuo è unico e irripetibile, in quanto,
sebbene esprima un segno uguale al segno di un altro
individuo, comunque il proprio segno interagisce con
altri diversi segni … ed è in tal modo che si crea
l`irripetibilità dell`individuo e del suo contesto
grafico. Per analizzare la grafia, il grafologo,
formatosi in quattro anni di studi, richiede la
scrittura corrente e spontanea dell`individuo, vergata
in posizione comoda, con penna biro nera su foglio
bianco formato A4, ponendo uno spessore al di sotto
del foglio stesso sul quale si scrive. Meglio se le
grafie del soggetto sono numerose e diverse, stese in
vari momenti della giornata, e della vita: la
situazione ideale per il grafologo e` poter disporre
delle grafie a partire dall`infanzia fino all`età
presente!! La grafologia si dà un fine pedagogico, nel
senso che intende, attraverso una migliore e più
profonda conoscenza di sé stesso, “educare”
l’individuo all`arricchimento e al benessere generale,
nell`utilizzo e nell`espressione delle proprie
attitudini e potenzialità, che non sempre hanno già
trovato la loro chiara manifestazione. L`utilizzo
della grafologia si rivela importante a qualsiasi età
ed in ogni ambito; in campo scolastico per problemi di
inserimento, disgrafie, difficoltà legate
all`apprendimento, mancata lateralizzazione -l’uso
dominante e sicuro della mano, destra o sinistra,
scrivente-, scelta della scuola superiore o della
facoltà universitaria; in campo familiare per problemi
relativi alle dinamiche familiari: scelta del partner,
riavvicinamento tra i coniugi, conflitti coniugali,
separazione, nascita di un fratellino, cambiamento di
residenza; in campo professionale per la scelta della
professione, per il riordino aziendale; in campo
legale per verifiche riguardanti l`autenticità o la
falsità di assegni, cambiali, testamenti, e per
rintracciare gli autori di lettere anonime; in campo
medico, il grafologo non si sostituisce assolutamente
al medico, ma lo affianca per esaminare la grafia del
paziente prima e dopo la somministrazione di alcuni
farmaci, soprattutto per problematiche legate ad
anoressia, bulimia, depressione, e il vasto settore
delle malattie psicosomatiche. La rapidità e
l’efficacia dello strumento grafologico sono
ineguagliabili: pensiamo al bambino che vive un
periodo di disagio. I genitori lo vedono
insoddisfatto, le insegnanti notano l’insofferenza, ma
... recarsi dallo psicologo sembra eccessivo, e la
terapia potrebbe essere lunga e vissuta come invasiva
del suo piccolo essere in formazione. Se, invece, ci
si rivolge al grafologo, non si cadrà in tali
inconvenienti: infatti, il grafologo non domanderà
nulla e non necessiterà affatto di tempi lunghi
nell’analisi della personalità; egli studierà la
produzione grafica del bambino -disegni, grafia- e in
qualche giorno potrà suggerire ai genitori il
comportamento più corretto nei confronti del bambino.
Quale espressione della personalità dell`individuo
unico ed irripetibile -anche la grafia dei gemelli
monozigoti, nati dallo stesso ovulo e cresciuti nello
stesso nucleo familiare, è differente-, la grafologia
non è e non intende rappresentare un metodo di
divinazione del futuro, come, ad es., la chiromanzia o
l`astrologia, bensì uno studio scientifico, attento e
mirato al momento in essere. I grafologi europei
aderiscono ad un Codice Deontologico, in vigore dal
1992, che disciplina la loro attività e il loro
comportamento etico, in 14 articoli. Tra i vari doveri
del grafologo, c`è quello, fondamentale, di rispetto
nei confronti del segreto professionale; inoltre, il
grafologo è tenuto ad usare tatto, discrezione,
imparzialità,chiarezza. Egli non deve lasciarsi
fuorviare da eventuali pregiudizi riguardanti sesso,
religione, razza, classe sociale, credo politico. E’
basilare utilizzare la grafologia e l’intelligenza
emotiva nelle attività di formazione e coaching,
dirette agli adulti o ai bambini, in campo individuale
od aziendale. Con empatia, apertura e tolleranza, ci
si prefigge lo scopo di rendere le persone formate ed
allenate più consapevoli delle loro potenzialità, meno
cariche di aggressività negativa, più tolleranti verso
i propri limiti, e più aperte verso i contributi della
vita degli altri. Partendo dall’analisi grafologica
della personalità dello scrivente, si individuano i
punti di forza sui quali lavorare ed ai quali dare
maggior risalto e visibilità. Esistono vari passaggi
da seguire, durante il coaching (allenamento); il
primo passo da compiere è indicare la strada per
l’autoconsapevolezza emozionale. Che si ottiene,
riuscendo a distinguere e a dare un nome alle
emozioni, che spesso risultano confuse dentro di noi;
giungendo a capire le cause che si nascondono dietro
ai nostri sentimenti; infine, ottenendo di riconoscere
la fondamentale differenza fra azioni e sentimenti. Il
passo successivo consiste nel controllare le emozioni,
non negandole, che viene compiuto imparando a:
sopportare la frustrazione e controllare la collera;
diminuire le umiliazioni verbali, i disturbi e gli
scontri nel gruppo di riferimento (famiglia, scuola,
azienda); riuscire ad esprimere la collera, senza
arrecare danni né a sé né agli altri; ridurre
notevolmente i rimproveri e le osservazioni negative;
insegnare un comportamento meno aggressivo e/o meno
autodistruttivo; stimolare sentimenti positivi su se
stessi e sul gruppo (famiglia, scuola, azienda);
giungere ad affrontare lo stress in maniera più
adeguata; provare meno ansia e solitudine nei rapporti
sociali. Un ulteriore passo si realizza
nell’indirizzare le emozioni in modo produttivo:
ottenendo un maggior senso di responsabilità;
riuscendo a concentrarsi e ad appassionarsi al compito
assegnato e prestando vera attenzione; diminuendo
l’impulsività, aumentando l’autocontrollo; migliorando
i propri risultati nelle prove (sportive, scolastiche,
aziendali). Dopodichè ci si impegna a sviluppare
l’empatia per leggere le emozioni, e lo si ottiene:
riuscendo ad assumere il punto di vista altrui;
acquisendo maggiore empatia e sensibilità nei
confronti dei sentimenti altrui; giungendo ad
ascoltare gli altri. Saper gestire i rapporti è il
passo definitivo, che consiste nel: riuscire ad
analizzare e comprendere i rapporti e le relazioni;
ottenere di risolvere i conflitti e negoziare i
contrasti; giungere a risolvere i problemi nei
rapporti; migliorare la capacità di comunicare e la
sicurezza personale, evitando problemi di abuso
psicologico, fisico, sessuale (bullismo, violenze,
mobbing); conseguire una maggior simpatia,
socievolezza, legame reciproco, e un comportamento
amichevole con i propri pari (amici, colleghi,
compagni di scuola o di lavoro); procurarsi
l’interesse dei propri pari per la propria sincera
personalità; provare interesse, attenzione e cura
verso gli altri, anche verso i più piccoli, i meno
difesi, gli emarginati; ridurre l’individualismo ed
aumentare la disposizione alla collaborazione di
gruppo; accrescere lo spirito di collaborazione,
condivisione e disponibilità a rendersi utili agli
altri; aumentare la democrazia, a scapito del
despotismo, nel trattare con gli altri. La scrittura
esprime anche i sentimenti, sentimenti la cui
espressione può essere guidata e facilitata con
l’intelligenza emotiva. Per ottenere individui
maggiormente consapevoli, ed una società che abbatte i
costi sociali perchè risulta così formata da individui
e gruppi più sereni.
(Mio articolo apparso su "Salute e Beauty", Piscopo Editore, Roma)

giovedì 18 giugno 2009

SCARABOCCHIANDO ESPRIMIAMO IL NOSTRO INCONSCIO



Ad ognuno di noi, non solo ai bambini, i quali vi si dedicano con passione talvolta prima ancora di imparare a parlare, lo scarabocchio può darci preziose indicazioni sul mondo interiore personale.
E' noto che i disegni infantili possano rivelarci la loro interiorità e fantasia; molteplici sono stati e sono gli studi e le ricerche approfonditi, i cui risultati vengono diffusi e pubblicati in testi molto interessanti.
Meno studio ed attenzione vengono, purtroppo, rivolti agli scarabocchi, nonostante essi possiedano un significato e un linguaggio preciso e definito, collegati alla sfera emozionale, inconscia ed affettiva dell'individuo, sia esso adulto o bambino.
La crescita psicologica del bambino viene testimoniata anche dall'evoluzione degli scarabocchi: i genitori dovrebbero datare e conservare non solo i disegni ma anche questi gesti grafici un po' meno comprensibili ad un occhio distratto.
Lo scarabocchio rivela la personalità dell'autore e l'influenza che l'ambiente esercita su di lui, positivamente o meno; può manifestare, quindi, uno stato d'animo, una tendenza, un bisogno.
Ovviamente, ogni significato può essere accentuato o diminuito: tutto dipende dal contesto grafico in cui è inserito.
COME "LEGGERLI"
La chiave di lettura è molteplice, sempre individualizzata, ma si possono fornire i seguenti esempi a titolo esplicativo.
Uno scarabocchio eseguito con una notevole pressione grafica che si allarga, che "invade" lo spazio, appartiene ad un individuo dotato di buona energia a livello muscolare, dalla personalità decisa e volitiva, che ama manifestarsi nell'ambiente.
Invece, se lo scarabocchio appare dal tratto sottile, ed occupa piccoli spazi, delimitati, la personalità dell'autore sarà meno decisa, non amerà mettersi in mostra, sarà di tipo più sensibile e delicata.
Chi privilegia le linee curve, esprime una maggiore capacità di adattamento, una buona socievolezza ed integrazione.
Chi, al contrario, preferisce utilizzare linee angolose, palesa resistenza, energia, e una certa carica aggressiva.
Se lo scarabocchio occupa tutto il foglio, si evidenzia un forte desiderio di ricevere attenzione, di manifestarsi.
Se, all'opposto, lo scarabocchio è piccolo ed utilizza poco spazio, si manifesta introversione, e si desidera un luogo silenzioso tutto per sé.
Uno scarabocchio ripetitivo, monotono, delimitato in spazi sempre uguali, può esprimere un presente fatto di difficoltà, un ambiente sfavorevole e costrittivo.
Se il tracciato dello scarabocchio appare steso velocemente, si è in presenza ad attività, dinamismo, impulsività.
Se il tracciato risulta vergato lentamente, si esprimono, invece, calma, riflessione, talvolta una certa tendenza alla pigrizia.
La voglia dl fare nuove esperienze si ritrova in uno scarabocchio orientato e strutturato da sinistra a destra.
Se lo scarabocchio occupa solo la parte sinistra del foglio, esistono un certo timore, una certa timidezza, insicurezza, e si prova un forte bisogno dell'appoggio della figura materna, e/o un desiderio di ritornare al proprio passato.
Se lo scarabocchio occupa solo la parte destra, si possiedono voglia di fare, desiderio di crescere, e si dà molta importanza alla figura paterna, e/o si desidera fare nuovi incontri e nuove conoscenze.
Quando il tracciato è continuo, composto da un unico tratto, senza sollevare la matita o la penna, l'autore manifesta socievolezza ed intuito.
Quando il tracciato è discontinuo, composto da più tratti separati, l'autore esprime il bisogno di staccare per ritrovare le proprie energie.
I PIU' COMUNI
C'è chi disegna una croce, chi una freccia, una stella, una casa, una nave, ...
Più volte, vi ho invitate alla prudenza "interpretativa"; a maggior ragione in questa sede, dal momento che gli scarabocchi rappresentano veramente il nostro linguaggio più autentico, e, di conseguenza, molto, molto personale ed individualizzato.
Comunque, posso darvi qualche indicazione generica sulle varie simbologie, una specie di dizionarietto, da rivedere, poi, in un contesto più ampio e personalizzato.
IL DIZIONARIO DEGLI SCARABOCCHI
Aereo: esprime il desiderio di viaggiare, la voglia del cambiamento, il dinamismo, il coraggio.
Barchette di carta: esprimono l’immaginazione, l’intuizione, il desiderio di sognare, l’insicurezza.
Casa: esprime il desiderio di sicurezza, il bisogno di protezione.
Cerchio: esprime l'integrità e l'onestà, la sincerità e la lealtà.
Croce: esprime la negazione dei propri desideri, lo spirito di sacrificio.
Cubo: esprime il realismo, la praticità, la tendenza ad affrontare le difficoltà senza sentimentalismi.
Cuore: esprime il sogno ad occhi aperti, il bisogno di tenerezza, un animo pieno di sentimenti.
Farfalle: esprimono l’immaginazione, l’intuizione, il desiderio di sognare, l’insicurezza.
Figura umana (dello stesso sesso): esprime il desiderio di migliorare la propria immagine.
Figura umana (di sesso diverso): esprime il desiderio di trovare/cambiare il partner.
Fiore: esprime la delicatezza, la femminilità, la gentilezza, la sensibilità, la disponibilità, l'apertura al rapporto con gli altri.
Frecce: esprimono la necessità di colpire il bersaglio, il bisogno di affermarsi, il desiderio di incanalare concretamente la propria attività, l’ambizione, una certa aggressività.
Gradini: esprimono il bisogno di affermarsi, l’ambizione, il desiderio di arrivare alla meta.
Grate: esprimono la logicità, la capacità di classificare ogni cosa, il tentativo di rendere inoffensiva la realtà mettendola in gabbia.
Linee angolose: esprimono l’incapacità di adattarsi, l’aggressività, la tensione.
Linee a raggiera: esprimono l’estroversione, il desiderio di emergere ed espandersi, l’ambizione, la grinta, il pericolo di dispersione.
Linee curve: esprimono la morbidezza, la capacità di adattamento, l’emotività, la tenerezza.
Linee parallele: esprimono la determinazione, la capacità di concentrazione.
Linee parallele (in diagonale): esprimono il desiderio di supremazia.
Linee tratteggiate: esprimono l’ansietà, l’insicurezza, l’indecisione.
Luna: esprime l’ambizione e l’ottimismo.
Matassa aggrovigliata: esprime la confusione, la stanchezza, il desiderio di uscire da una situazione complicata ed intricata.
Nave: esprime il desiderio di viaggiare, la voglia del cambiamento, il dinamismo, il coraggio.
Occhielli anneriti: esprimono l’ansietà.
Pianeti: esprimono l’ambizione e l’ottimismo.
Quadrato: esprime la stabilità, la lealtà, poca fantasia ed una certa razionalità.
Reticolati: esprimono la logicità, la capacità di classificare ogni cosa, il tentativo di rendere inoffensiva la realtà mettendola in gabbia.
Scale: esprimono il bisogno di affermarsi, l’ambizione, il desiderio di arrivare alla meta.
Sole: esprime la sensibilità, il desiderio di agire, l’adattabilità, il bisogno di riconoscimento, la ricerca di affetto.
Spirale: esprime uno stress, il bisogno di riflessione, la necessità di una pausa.
Stelline: esprimono la fantasia ed il sentimentalismo, il bisogno di sognare molto.
Tracciato ornamentale: esprime il senso estetico, l’amabilità, la paura di non essere accettato.
Treno: esprime il desiderio di viaggiare, la voglia del cambiamento, il dinamismo, il coraggio.
Triangolo: esprime la razionalità, la solidità interiore, il desiderio di fare ordine.
Vi lascio al confronto che farete fra le indicazioni e i vostri scarabocchi “preferiti”, e vi do appuntamento al prossimo numero, con un nuovo approfondimento della nostra interiorità.
“Quando i confini della solitudine si cancellano/ e gli occhi diventano trasparenti/ e le voci diventano semplici come venti/ e niente c’è più da nascondere/” * …
* Karin M. Boye, “L’attimo”.
(Mio articolo apparso su "Salute e Beauty", Piscopo Editore, Roma)

mercoledì 17 giugno 2009

Domestic violence



Definitions of Domestic Violence and Exposure
Jouriles, McDonald, Norwood, and Ezell
(2001) suggest that a number of issues affect how
we define exposure to adult domestic violence. First,
the types of domestic violence to which children are
exposed may be defined narrowly as only physically
violent incidents or more broadly as including
additional forms of abuse such as verbal and emotional.
Second, even within the narrower band of
physical violence, there is controversy about
whether we should define adult domestic violence as
only severe acts of violence such as beatings, a
broader group of behaviors such as slaps and
shoves and psychological maltreatment, or a pattern
of physically abusive acts (see Osthoff, 2002).
Finally, despite documented differences in the nature
of male-to-female and female-to-male domestic
violence, should one and not the other be included in
a definition when considering children’s exposure to
such events? Settling on the definition of domestic violence
does not settle still other definitional questions that
arise. For example, how is exposure itself defined?
Is it only direct visual observation of the incident?
Should our definitions also include hearing the
incident, experiencing the events prior to and after
the event or other aspects of exposure? Throughout this paper
the phrase “exposure to adult domestic violence” will be
used to describe the
multiple experiences of children living in homes
where an adult is using physically violent behavior in
a pattern of coercion against an intimate partner.
Domestic violence may be committed by same-sex
partners as well as by women against men. However,
the available research on child exposure almost
exclusively focuses on homes where a man is
committing domestic violence against an adult
woman, who is most often the child’s mother. Thus,
unless otherwise identified, the studies reviewed here
focus on heterosexual relationships in which the male
is the perpetrator of violence.
The Impact of Exposure on Children
Carlson (2000) has conservatively estimated
that from 10% to 20% of American children are
exposed to adult domestic violence every year. Her
estimate is based on a review of surveys of adults
recalling their exposures as children and of teens
reporting current exposures. Whatever the true
number of exposed children, it is likely to be in the
many millions each year. National surveys in this
country and others also indicate that it is highly likely
that the severity, frequency, and chronicity of violence
each child experiences vary greatly.
Recent meta-analyses -- statistical analyses that
synthesize and average effects across studies -- have
shown that children exposed to domestic violence
exhibit significantly more problems than children not
so exposed (Kitzmann, Gaylord, Holt & Kenny,
2003; Wolfe, Crooks, Lee, McIntyre-Smith &
Jaffe, 2003). We have the most information on
behavioral and emotional functioning of children
exposed to domestic violence. Generally, studies
using the Child Behavior Checklist (CBCL;
Achenbach & Edelbrock, 1983) and similar measures
have found children exposed to domestic
violence, when compared to non-exposed children,
exhibit more aggressive and antisocial (often called
“externalized” behaviors) as well as fearful and
inhibited behaviors (“internalized” behaviors), show
lower social competence and have poorer academic
performance. Kitzmann et al. (2003) also found that
exposed children scored similarly on emotional
health measures to children who were physically
abused or who were both physically abused and
exposed to adult domestic violence.
Another all too likely effect is a child’s own
increased use of violence. Social learning theory
would suggest that children who are exposed to
violence may also learn to use it. Several researchers
have examined this link between exposure to
violence and subsequent use of violence. For
example, Singer et al. (1998) studied 2,245 children
and teenagers and found that recent exposure to
violence in the home was significantly associated
with a child’s violent behavior in the community.
Jaffe, Wilson, and Wolfe (1986) have also suggested
that children’s exposure to adult domestic violence
may generate attitudes justifying their own use of
violence. Spaccarelli, Coatsworth, and Bowden’s
(1995) findings support this association by showing
that adolescent boys incarcerated for violent crimes
who had been exposed to family violence believed
more than others that “acting aggressively enhances
one’s reputation or self-image” (p. 173). Believing
that aggression would enhance one’s self-image
significantly predicted violent offending.
A few studies have examined longer-term
problems reported retrospectively by adults or
indicated in archival records. For example, Silvern et
al.’s (1995) study of 550 undergraduate students
found that exposure to domestic violence as a child
was associated with adult reports of depression,
trauma-related symptoms, and low self-esteem
among women and trauma-related symptoms alone
among men. They found that after accounting for the
effects of being abused as a child, adult reports of
their childhood exposure to domestic violence still
accounted for a significant degree of their problems
as adults. Exposure to domestic violence also
appeared to be independent of the impacts of
parental alcohol abuse and divorce. In the same
vein, Henning et al. (1996) found that 123 adult
women who had been exposed to domestic violence
as a children showed greater distress and lower
social adjustment when compared to 494 nonexposed
adult women. These findings remained
even after accounting for the effects of witnessing
parental verbal conflict, being abused as a child, and
varying degrees of parental caring.
(Tratto da: Emerging Responses to Children Exposed to Domestic Violence, Jeffrey L. Edleson, In consultation with Barbara A. Nissley, VAWnet Applied Research Forum)

martedì 16 giugno 2009

La grafia di Emilio Salgari




Emilio SALGARI (1862-1911)
Pioniere della fantascienza in Italia, il Salgari
scrisse ben 80 romanzi, tra i quali ricordiamo:”Il
corsaro nero”, “I pirati della Malesia”, “Capitan
Tempesta”; si suicidò in seguito alla follia della
moglie e alla morte di uno dei suoi quattro figli.
Creativo, curioso, dotato di una fervida immaginazione
e di una disposizione all’indagine, Salgari era dotato
di un pensiero che si basava sulle libere associazioni
e l’estemporaneità. Proprio questo si nota nel suo
modo di scrivere, istintivo e scarno, l’azione a
discapito di un vero e proprio intreccio. Ogni sua
valutazione era caricata di emozioni, quindi di una
visuale soggettiva e dal rischio di non giungere a
lucide decisioni razionali. Non disponeva, infatti, di
grandi capacità organizzative. Possedeva sottigliezza
mentale, abilità di contraddizione e volontà di
autoaffermazione. Dalla comunicativa ricca di
contenuti emotivi, dalla grande vivacità espressiva,
Salgari era un creativo, dal comportamento bizzarro ed
instabile, non esattamente diplomatico. Nervoso ed
irrequieto, cercava costantemente la considerazione
altrui, sia in termini di affetto, sia nei
riconoscimenti sociali. Provava la sensazione di non
essere adeguatamente valorizzato, e la sua
aggressività, solo immaginata, veniva trasferita nei
suoi romanzi di azione.
(Mio articolo apparso su "Salute e Beauty", Piscopo Editore, Roma)

lunedì 15 giugno 2009

Principles and Practices of Effective Discipline: Advice for Parents



Disciplining children is one of the most important – and hardest – jobs parents have. Yet few of us are ever taught how to discipline our children effectively. Most of us learn “on the job” or repeat what our parents did with us. This unfortunately means we use discipline methods that are familiar but not effective. This pamphlet summarizes four main principles of positive and effective discipline that have developed from years of work with children and families. Under each principle are suggestions for ways to put the principle into practice.
Guide, Not Punish
Principle: The goal of discipline is to teach children acceptable behavior. Children learn how to behave only when you tell or show them how. Punishment shows children what not to do; only guidance and teaching show children what to do. Children will behave better when they are motivated by the promise of rewards rather than by threats of punishment.
Practices:
♦ Be realistic, and expect a child to act like a child.
♦ View childrenʹs misbehavior as a mistake in judgment. Often what an adult sees as misbehavior is really the result of a child trying to learn about his or her environment.
♦ Show by your example how to behave appropriately and how you manage your own anger and frustration.
♦ With children younger than three years old, use removal from the situation, redirections, distraction, or supervision. No form of punishment is appropriate for children of these ages.
♦ With children three years old or older, give them practice in making choices when it is reasonable for them to do so. For example, saying “Which do you want to do first—brush your teeth or take a bath?” presumes the child will be doing both but allows the child to feel a small measure of control over the order of events. Providing children the opportunity to choose between safe choices will give them the chance to experience the consequences of their choices.
♦ Use words – not hitting – to discipline your child. No one has a right to hit anyone else in the household, and that includes hitting children for misbehavior. Remember, discipline is all about teaching. Children learn how to treat others by how they are treated. If you hit children, you are teaching them that violence is an acceptable problem‐solving tool.
♦ When punishments are necessary, make them logical consequences to the child’s behavior with reasons. For example:
1) If a three year‐old writes on the wall, have him or her help you clean it off.
The reason you give: As a member of the family, he or she is expected to respect and to help take care of your home.
2) If an eight‐year‐old runs into the street, say he or she has to stay inside for the rest of the day. The reason you give: You have to be sure he or she stays safe.
3) If a sixteen year‐old comes home after curfew, he or she is not allowed to go out at night the following weekend. The reason you give: He or she has betrayed your trust and needs to earn it again before you can let him or her stay out late.
♦ Use teaching time‐outs. If children need to be removed from a problem situation, send them to a time out area until they can come up with a plan for improved behavior. If they are still in time‐out after a reasonable amount of time (never more than 5‐10 minutes), go to them and help them create a plan. Using time outs this way, you are teaching children to behave in appropriate ways, to solve‐problems, and to take responsibility for their own behavior.
Focus on the Positives
Principle: Effective discipline hinges on a positive, trusting, and respectful relationship between you and your child. When you develop a positive relationship with your child, he or she will be more motivated to behave well.
Practices:
♦ Each day, be sure to give your child as many “positives” – such as hugs, encouragement, praise, or guidance – and to engage in as few “negatives” – such as yelling, spanking, or shaming – as you can.
♦ Catch your child being good. The best way to encourage children to repeat a positive behavior is to praise them for doing it.
♦ Develop a trusting relationship with your child by protecting them from harm, by being honest and trustworthy, and by exhibiting predictable and mature behavior. If you make a mistake in dealing with children, tell them you are sorry. Apologies build trust.
♦ Frame things positively by telling your child the behavior you expect, not just what you do not want them to do. Some examples include, “Keep your hands to yourself” (instead of, “Stop hitting your sister”) and “When you clean up your room, you can go outside to play” (instead of, “You cannot go outside to play until you clean up your room”).
♦ Always express disappointment in the behaviors, never in the children themselves. Children need to know that you will always love them, even when you are not always happy about their choice of behavior.
♦ Spend some time each day focused entirely on your child. Children sometimes misbehave in order to get any attention from their busy parents. If you spend positive time with your child, he or she will not need to misbehave to get your attention. Some examples include:
1) sitting with your child and talking about his or her day
2) making a meal or snack together
3) playing a game together
4) taking a walk around the neighborhood together
5) reading a story together.
Be Prepared
Principle: A crucial component of effective discipline is providing guidelines and expectations for appropriate behavior ahead of time. In other words, parents’ discipline work consists not only of reacting to misbehavior but also of preparing children for situations and providing clear expecations for how they should behave. Such preparation can prevent children from misbehaving in the first place.
Practices:
♦ Establish a few important yet reasonable limits and guidelines for your child’s behaviors and explain them to your child. Keep in mind that you will need to repeat these explanations over time to be sure your child remembers and accepts them.
♦ Create a safe environment for your child. Put unsafe things out of reach. Infants and young children should always be supervised by an adult.
♦ Explain to your child the behavior you expect ahead of time, as well as what the clear and reasonable consequences will be if they do not behave appropriately.
♦ Be prepared for difficult situations. Explain to your child ahead of time what they can expect even when it may be unpleasant (e.g., waiting in long lines, going to the doctor’s office). Bring along snacks and toys to distract your child and keep him or her busy.
Be Consistent
Principle: Children thrive on consistency. When they know their world is predictable and certain, children know they can behave in ways that “worked” in the past. When life is unpredictable and uncertain, children do not know what to expect and cannot rely on their past experiences to know how to act. Providing children with a consistent environment allows them to use what they have learned about what is and is not appropriate behavior in given situations and contexts.
Practices:
♦ Always follow through on consequences you have established ahead of time.
♦ If children earn a reward for good behavior, never take it away for inappropriate behavior.
♦ Provide a consistent routine for your child. Whenever possible have regular times for meals, studying, and bedtime.
♦ When your child misbehaves, explain why that choice of behavior was inappropriate and ask him or her to generate suggestions for how they can make better choices next time they are in a similar situation.
♦ Remember that being consistent does not mean being rigid. Any form of discipline will not work with all children all of the time. Being an effective disciplinarian means being willing to adapt your discipline practices to a specific child or situation while still being consistent in your disciplinary principles. If circumstances change, it is reasonable for you to change rules and expectations if a situation requires it.
(StopHitting.org, 2008, Elizabeth T. Gershoff)

venerdì 12 giugno 2009

mercoledì 10 giugno 2009

La depressione




La depressione è un disturbo molto diffuso. Ne soffrono infatti circa 15 persone su 100. Le statistiche ci dicono che in un gruppo di 6 persone almeno una persona soffrirà di depressione nella sua vita. Tutti quanti abbiamo l'esperienza di una giornata storta, in cui siamo giù di corda, Depressione tristi, più irritabili del solito e "ci sentiamo un po' depressi". Molto probabilmente non si tratta di un disturbo depressivo, ma di un calo d'umore passeggero. La depressione clinica invece presenta molti altri sintomi e si prolunga nel tempo. Per andare via richiede un trattamento psicologico e/o farmacologico. Chi ne soffre ha un umore depresso per tutta la giornata per più giorni di seguito e non riesce più a provare interesse e piacere nelle attività che prima lo interessavano e lo facevano stare bene. Si sente sempre giù e/o irritabile, si sente stanco, ha pensieri negativi, e spesso sente la vita come dolorosa e senza senso ("dolore del vivere").
In generale, chi ha la depressione clinica può soffrire quotidianamente dei seguenti sintomi:

* umore depresso;
* perdita di piacere e di interesse per quasi tutte le attività;
* mancanza di energie, affaticamento, stanchezza;
* aumento o diminuzione significative dell'appetito e quindi del peso corporeo;
* disturbi del sonno (dorme di più o di meno o si sveglia spesso durante la notte);
* rallentamento o agitazione;
* difficoltà a concentrarsi;
* sensazione di essere inutile, negativo o continuamente colpevole;
* pensieri di morte o di suicidio.
Può essere che i sintomi si presentino improvvisamente in modo acuto in persone che generalmente hanno una personalità "ottimista e allegra" o siano costanti nel tempo ma più leggeri, con alcuni momenti o periodi di peggioramento. Naturalmente è raro che una persona depressa abbia contemporaneamente tutti i sintomi riportati nell'elenco, ma se soffre quotidianamente dei primi due sintomi nell'elenco e di almeno altri tre è molto probabile che abbia un disturbo depressivo. I parenti e gli amici della persona depressa, animati da buone intenzioni, possono cercare di spronarla invitandola a sforzarsi di reagire, senza rendersi conto che questo aumenta il suo senso di colpa e la sua autosvalutazione. L'atteggiamento più utile è aiutare la persona depressa ad intraprendere un percorso di cura fatto di un'adeguata terapia farmacologica e una psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Il disturbo depressivo può colpire chiunque a qualunque età, ma è più frequente tra i 25 e i 44 anni di età ed è due volte più comune nelle donne adolescenti e adulte, mentre le bambine e i bambini sembrano soffrirne in egual misura. Le cause della malattia sono molteplici e diverse da persona a persona (ereditarietà, ambiente sociale, lutti familiari, problemi di lavoro, relazionali, etc.). Le ricerche hanno scoperto due cause principali: il fattore biologico, per cui alcuni hanno una maggiore predisposizione genetica verso questa malattia; e il fattore psicologico, per cui le nostre esperienze (particolarmente quelle infantili) possono portare ad una maggiore vulnerabilità acquisita alla malattia. La vulnerabilità biologica e quella psicologica interagiscono tra di loro e non necessariamente portano allo sviluppo del disturbo. Una persona vulnerabile può non ammalarsi mai di depressione, se non capita qualcosa in grado di scatenare il disturbo e se ha relazioni buone e supportive. Il fattore scatenante è spesso qualche evento stressante o qualche tensione importante che turba la nostra vita. Ma spesso è difficile capire cosa ha scatenato la nostra depressione, soprattutto se non è la prima volta che ne soffriamo. Il disturbo depressivo può portare a gravi compromissioni nella vita di chi ne soffre. Non si riesce più a lavorare o a studiare, a iniziare e mantenere relazioni sociali e affettive, a provare piacere e interesse nelle attività. 15 persone su 100 che soffrono di depressione clinica grave muoiono per suicidio.
Il disturbo depressivo si associa spesso ad altri disturbi psicologici (disturbo di panico, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo da uso di sostanze e alcol, anoressia nervosa, e bulimia, disturbi di personalità, etc.). 25 persone su 100 che soffrono di un disturbo organico, come il diabete, la cardiopatia, l’HIV, l’invalidità corporea fino ad arrivare ai casi di malattie terminali, si ammalano anche di depressione. Purtroppo la depressione può portare ad un aggravamento ulteriore, dato che quando si è depressi si ha difficoltà a collaborare nella cura, dal momento che ci si sente affaticati, con difficoltà a concentrarsi, senso di impotenza, scarsa fiducia di migliorare, passività, e così via. Inoltre, la depressione può complicare la cura anche per le conseguenze negative che può avere sul sistema immunitario e sulla già compromessa qualità di vita di chi soffre. E' necessario dunque curare non solo il disturbo organico ma anche quello depressivo.
Nella maggior parte dei casi la guarigione da un episodio depressivo è seguita da diverse ricadute. Chi si ammala di depressione può facilmente soffrirne più volte nell’arco della vita. La depressione è infatti un disturbo ricorrente e sono rari i casi di episodi singoli nell'arco della vita.
(Tratto da apc.it)

martedì 9 giugno 2009

Old Man



Old man look at my life,
I'm a lot like you were.
Old man look at my life,
I'm a lot like you were.

Old man look at my life,
Twenty four
and there's so much more
Live alone in a paradise
That makes me think of two.

Love lost, such a cost,
Give me things
that don't get lost.
Like a coin that won't get tossed
Rolling home to you.

Old man take a look at my life
I'm a lot like you
I need someone to love me
the whole day through
Ah, one look in my eyes
and you can tell that's true.

Lullabies, look in your eyes,
Run around the same old town.
Doesn't mean that much to me
To mean that much to you.

I've been first and last
Look at how the time goes past.
But I'm all alone at last.
Rolling home to you.

Old man take a look at my life
I'm a lot like you
I need someone to love me
the whole day through
Ah, one look in my eyes
and you can tell that's true.

Old man look at my life,
I'm a lot like you were.
Old man look at my life,
I'm a lot like you were.
(Neil Young, "Harvest", 1972)

lunedì 8 giugno 2009

Incontri protetti e spazio neutro


Più complesso è apparso il cammino in situazioni di abuso e maltrattamento. In questi casi, infatti, il bambino può sempre essere visto “collocato” al vertice di due legami relazionali significativi, ma entrambi, seppur in misura differente, inadeguati: una relazione direttamente maltrattante (intesa nelle sue varie accezioni: dall’abuso sessuale, all’aggressione fisica, alla trascuratezza) agita da uno dei due genitori e una relazione caratterizzata dall’assenza di un comportamento sufficientemente protettivo rispetto alla violenza o al maltrattamento agita dal partner. Inoltre, qualora ad uno dei due genitori è riconosciuta una certa adeguatezza, al punto che resta responsabile o affidatario del bambino, egli deve essere comunque stimolato e supportato a sviluppare un atteggiamento protettivo nei confronti del figlio e aiutato a ricostruire un rapporto di fiducia con lui. La letteratura sull’argomento inoltre afferma che la funzione degli operatori per il
diritto di visita non è possibile nei casi di sospetto abuso o violenza da parte di un genitore. Era quindi necessario che questo servizio assumesse alcune differenze, marcando anche alcune distanze. Questo diverso punto di partenza incideva sempre più profondamente e metteva in evidenza alcuni snodi critici rispetto allo spazio neutro tradizionalmente inteso. Il primo passo è stato il mettere a fuoco che ciò che andavamo a realizzare: uno spazio “PROTETTO” anziché neutro, cioè uno spazio in cui al bambino veniva garantita la possibilità di incontrasi con uno o entrambi i genitori che volontariamente o involontariamente avevano agito un comportamento dannoso direttamente nei suoi confronti. Nel percorso di impostazione e conduzione del servizio Spazio Neutro sono state utilizzate le conoscenze maturate durante gli anni di lavoro con le famiglie maltrattanti e abusanti dal CbM. L’invio ad un centro dal nome estremamente chiaro e connotativo per il tipo di utenza, è stato
all’inizio da tutti sottovalutato, in quanto sembrava di poter rassicurare le famiglie, da un lato spiegando loro che il CbM metteva a disposizione un locale su richiesta del Comune e, dall’altro, sottolineando che l’intervento di Spazio Neutro comunque poteva rientrare nelle attività che concernevano la seconda parte dell’obiettivo del centro: è la cura della crisi familiare, definizione
rispetto alla quale le famiglie avrebbero potuto identificarsi senza difficoltà.
In realtà molti genitori non hanno accettato questa proposta di lettura della sigla che, d’altra parte, metteva gli operatori in una situazione estremamente pericolosa: tutte le famiglie erano inviate proprio perché da qualche parte risultavano essere famiglie maltrattanti, abusanti o con gravi sospetti. È stata così abbandonata questa “minimizzazione”, per ridefinire il servizio come un centro specializzato nelle tematiche che riguardano la violenza e l’abuso familiare; il messaggio inviato ai genitori è dunque maggiormente esplicito: essi sono inviati al centro in quanto il loro rapporto con i figli o l’altro coniuge è stato, o tuttora è, attraversato da problematiche di questo tipo. È stata organizzata un’équipe di lavoro multidisciplinare composta da assistenti sociali, psicologi ed educatori con esperienze di lavoro con bambini di famiglie maltrattanti.
Come funziona spazio neutro
La sede centrale comunale svolge la funzione di “filtro” delle varie richieste e, privilegiando le situazioni già in carico al Centro, invia i nuclei con una storia familiare connotata da sospetti di abuso e maltrattamento. Il servizio segue un percorso analogo a quello dello Spazio Neutro tradizionale, e trova la sua specificità in relazione alla peculiarità dei casi che vi si rivolgono.
Le situazioni su cui Spazio neutro è chiamato ad intervenire possono essere organizzate in tre tipologie:
1) Famiglie segnate da un sospetto maltrattamento o abuso sessuale.
In una situazione segnata da un sospetto maltrattamento o abuso sessuale, quando il
Tribunale adotta un provvedimento protettivo temporaneo ed allontana il minore della
famiglia, i genitori hanno comunque il diritto di incontrare i propri figli e Spazio Neutro offre questa opportunità in pochi giorni. L’obiettivo di Spazio Neutro è quello di osservare la relazione del bambino con uno od entrambi i genitori, allo scopo di raccogliere elementi necessari alla rilevazione o all’indagine sociale.
2) Famiglie che stanno compiendo un lavoro di valutazione della recuperabilità delle
funzioni genitoriali presso altri servizi o presso il CBM stesso.
Allo Spazio Neutro viene chiesto di raccogliere una serie di elementi ed informazioni che andranno ad aggiungersi a quelli tratti dalla valutazione psico diagnostica; durante l’incontro l’operatore raccoglie osservazioni che costituiranno materiale significativo per il lavoro con le famiglie che deve essere organizzato e garantito da altri servizi. L’incontro in Spazio Neutro risponde, cioè, al bisogno di completare con nuove e differenti informazioni la valutazione delle possibilità di cambiamento e recuperabilità dei genitori.
3) Famiglie che hanno concluso il percorso valutativo rispetto alla ricuperabilità delle funzioni genitoriali.
Al termine del percorso di valutazione interviene un decreto del Tribunale che richiede l’organizzazione di incontri protetti tra genitori e figli: se la diagnosi è stata positiva ed i genitori sono recuperabili, l’incontro rappresenta un aiuto per il riavvicinamento al bambino, nel caso opposto, se i genitori non sono recuperabili e si va verso la separazione, Spazio Neutro diventa il luogo in cui è possibile accompagnare il distacco.
Rispetto a queste tre tipologie, emerge che solo nel primo gruppo, ed in particolare nelle famiglie che hanno avuto un esito positivo rispetto alla recuperabilità della genitorialità si può realizzare il mandato chiaro e pulito di Spazio Neutro; il sostegno e la ricostruzione dei rapporti generazionali per il raggiungimento di un’autonomia negli incontri tra genitori e figlio. In questa situazione
l’educatore è “facilitatore” nella relazione tra adulti e bambini e tende a proporre esperienze di scambio via via più autonome. Nelle altre situazioni predomina l’aspetto della vigilanza e della protezione, il controllo è volto
a rendere “praticabile” l’incontro, garantendo la “possibilità” di una relazione non maltrattante ma contemporaneamente esplicitando a tutti i soggetti interessati che l’incontro in sé non può né deve essere confuso con una diagnosi/valutazione o una terapia. In questi casi frequentemente l’andamento del percorso in Spazio Neutro non è determinato dagli attori familiari, ma dai percorsi giudiziari; lo svelamento dell’abusato subito, l’uscita di una sentenza possono chiudere l’accesso della famiglia al servizio. Ciò richiede quindi una chiara esplicitazione alle famiglie di come questo spazio è una occasione data, ma sussiste solo alla presenza di una rete di servizi che l’autorizzi e la definisca nel tempo. Gli incontri, all’inizio, appaiono molto difficili per tutti, a causa del un forte controllo della
situazione da parte sia dei bambini che dei genitori. Inoltre alcune situazioni mostrano quanto lo Spazio Neutro Protetto sia influenzato dagli eventi esterni, tipicamente quelli di natura giuridica; in particolare laddove sono avviati procedimenti pensali è forte il rischio che l’incontro sia dannoso e controproducente non solo per il bambino, che può essere sottoposto a pressioni o
sensi di colpa, ma anche per il genitore che può non essere sufficientemente attrezzato e protetto dalla delicatezza e la difficoltà dell’incontro. In effetti le situazioni in cui è coinvolto il Tribunale pensale sono le più complesse da gestire e da impostare in modo non contraddittorio. In generale, per tutti questi motivi, a conclusione di ogni incontro o in un qualsiasi momento chiesto, è possibile parlare separatamente con i “grandi” e i “piccoli” per placare inquietudini,
sofferenze, rabbie e paure che possono essere nate durante la visita.
(Tratto da centrovolontariato.net)

sabato 6 giugno 2009

DOSSIER BAMBINI ABUSATI



MINORI. BIMBE, 6-10 ANNI, ITALIANE: DOSSIER BAMBINI ABUSATI
DATI OSSERVATORIO VENETO. NEL 42% DEI CASI, SOPRUSI SESSUALI.
Cinque centri in altrettante province, oltre 900 bambini presi in carico dal 2004 a oggi, in maggioranza italiani, di sesso femminile e di eta' compresa tra i 6 e i 10 anni. Sono questi alcuni dei dati provenienti dall'Osservatorio regionale "Nuove generazioni e famiglia", presentati ieri a Padova nel corso del convegno "Abuso e maltrattamento di minori: gli interventi di cura e le diverse culture". I bambini in carico dal primo anno di attivita' dei Centri fino a dicembre 2008 raggiungono dunque la quota di 900: la maggioranza e' rappresentata da bambine (circa il 67%) ed e' di nazionalita' italiana (oltre l'82%). Tra gli stranieri prevale la cittadinanza rumena, seguita da quella marocchina e ghanese. Dei maltrattamenti gravi segnalati, la maggior parte riguarda l'abuso e le molestie sessuali (42% dei casi), seguite dal maltrattamento fisico e dalla grave trascuratezza. Nel primo caso la maggioranza dei bambini coinvolti ha un'eta' compresa tra 6 e 10 anni (oltre il 32% del totale degli abusi sessuali). I maltrattamenti gravi invece avvengono per lo piu' in ambiente intrafamiliare (l'84%) e in maniera continuativa. A intervenire per prime nel tentativo di fermare le violenze sono spesso le scuole (17%), che chiedono aiuto ai servizi sociali. Ma molte richieste di soccorso arrivano anche da un genitore o dai fratelli e sorelle (rispettivamente 12% e 11,2% dei casi). Le Ulss e i comuni sono invece i servizi che prevalentemente inoltrano la richiesta di intervento direttamente ai Centri. Un capitolo a parte si apre quando l'intervento e' richiesto dall'autorita' giudiziaria: dal gennaio a dicembre 2008 sono state effettuate circa 13.480 prestazioni con una media di 33 interventi per minore, il 62% dei quali riguardava la presa in carico psicoterapeutica, educativa e sociale. "I centri interprovinciali di Padova, Treviso, Vicenza, Verona e Venezia in questi anni hanno saputo radicarsi nel territorio e integrarsi al meglio con gli altri servizi di tutela attivi in regione- commenta Francesco Gallo, dirigente del servizio Famiglia del Veneto-. Queste strutture sono nate con il compito di prendere in carico i minori che hanno subito violenza, maltrattamenti o che sono in condizione di grave trascuratezza, ma da sempre curano anche i rapporti con la famiglia, cercando di dare una risposta complessiva al problema". Secondo Gallo i dati riferiscono di una regione all'avanguardia in questo delicato ambito: "Considerati i numeri possiamo dirci abbastanza fortunati perche' anche se non siamo immuni dal fenomeno disponiamo di una buona rete di servizi che ci mette in condizione di affrontare le difficolta'. Certo, trattandosi di minori non possiamo abbassare la guardia e dobbiamo puntare molto sulla prevenzione".
(Tratto da www.cismai.org)

venerdì 5 giugno 2009

Sindrome da Alienazione Parentale, una giustificazione agli abusi



ARGENTINA: SAP, una giustificazione agli abusi
Un gruppo di esperti argentini di tematiche infantili ha lanciato la campagna “Asi no” (Così no), ideata per sensibilizzare l'opinione pubblica sugli abusi sessuali a danno dei minori. Secondo i promotori, nel Paese molti pedofili sono in libertà, soprattutto quelli che possono contare su appoggi potenti o possono permettersi l'assistenza di professionisti compiacenti, come gli avvocati e i vari periti che si avvalgono della SAP, la sindrome di alienazione parentale, una teoria psichiatrica presentata negli anni ottanta da Richard Gardner, che tratta la pedofilia più come un orientamento sessuale che come una perversione. Sorprende che questa teoria, che non ha seri fondamenti scientifici, sia stata usata in sede giuridica per la difesa d'imputati per crimini di pedofilia e che le associazioni professionali argentine non abbiano ancora preso dei provvedimenti.
(Pubblicato su: Nuove Schiavitù il 08 giugno 2006)

giovedì 4 giugno 2009

Fix you



http://www.youtube.com/watch?v=jBEYyHGbwto&hl=it
http://dailymotion.virgilio.it/video/x1rx3y_coldplayfix-you_ads

When you try your best but you don’t succeed
When you get what you want but not what you need
When you feel so tired but you can’t sleep
Stuck in reverseAnd the tears come streaming down your face
When you lose something you can’t replace
When you love someone but it goes to waste
Could it be worse?Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix youAnd high up above or down below
When you’re too in love to let it go
But if you never try you’ll never know
Just what you’re worthLights will guide you home
And ignite your bones
I will try to fix youTears stream down on your face
When you lose something you cannot replace
Tears stream down on your face
And I
Tears stream down on your face
I promise you I will learn from the mistakes
Tears stream down on your face
And I
Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you.
Quando ci provi al meglio che puoi
ma non riesci ad ottenere quel che vuoi
quando ottieni quel che vuoi
ma non è quello di cui hai bisogno
quando ti senti così stanco
ma non riesci a dormire
Bloccato al contrario.
Quando le lacrime si versano sul tuo viso
quando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare
quando ami qualcuno ma tutto va perduto
potrebbe andar peggio?
Le luci ti guideranno a casa
e accenderanno le tue ossa
ed io proverò a fissarti.
Lassù o laggiù
quando tu sei troppo innamorato
per lasciar andar via tutto
e se tu non provi, non saprai mai
quali valori hai.
Le luci ti guideranno a casa
e accenderanno le tue ossa
ed io proverò a fissarti.
Le lacrime si versano sul tuo viso
quando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare
le lacrime si versano sul tuo viso ed io..
Le lacrime si versano sul tuo viso
ti prometto che imparerai dai miei errori
le lacrime si versano sul tuo viso ed io..
Le luci ti guideranno a casa
e accenderanno le tue ossa
ed io proverò a fissarti.
(Coldplay)

mercoledì 3 giugno 2009

Il manifesto dei diritti della Terra



"Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni.
Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi?
Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò. Quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile perché questa terra per noi è sacra. L’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo.
Il mormorio dell’acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli ed anche i vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che userete con un fratello.
L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti all’avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un’altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando la ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate.
IL suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto.
Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce.
Non c’è alcun posto quieto nelle città dell’uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o discorsi delle rane attorno ad uno stagno di notte?
Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L’indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l’odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino.
L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro.
L’uomo bianco sembra non accorgersi dell’aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza.
Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l’aria è preziosa per noi e che l’aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento, che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai vostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra, come un posto dove anche l’uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori dei prati.
Perciò noi consideriamo l’offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione. L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. Ho visto migliaia di bisonti che marcivano sulla prateria, lasciati lì dall’uomo bianco che gli aveva sparato dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non posso capire come un cavallo di ferro sbuffante possa essere più importante del bisonte, che noi uccidiamo solo per sopravvivere.
Che cosa è l’uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. Perché qualunque cosa capiti agli animali presto capiterà all’uomo. Tutte le cose sono collegate.
Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.
Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva che avete stabilita per il mio popolo. Noi vivremo per conto nostro e in pace. Importa dove spenderemo il resto dei nostri giorni.
I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell’ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Poco importa dove noi passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune.
Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo.
Noi sappiamo una cosa che l’uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è il Dio dell’uomo e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso come per l’uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore. Anche gli uomini bianchi passeranno, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti.
Ma nel vostro sparire brillerete vividamente, bruciati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e per qualche scopo speciale vi diede il dominio su questa terra dell’uomo rosso. Questo destino è un mistero per noi, poiché non capiamo perché i bisonti saranno massacrati, i cavalli selvatici tutti domati, gli angoli segreti della foresta pieni dell’odore di molti uomini, la vista delle colline rovinate dai fili del telegrafo. Dov’è la boscaglia? Sparita. Dov’è l’aquila? Sparita. E che cos’è dire addio al cavallo e alla caccia? La fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.
Noi potremmo capire se conoscessimo che cos’è che l’uomo bianco sogna, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I sogni dell’uomo bianco ci sono nascosti. E poiché ci sono nascosti noi seguiremo i nostri pensieri.
Perciò noi considereremo l’offerta di acquistare la nostra terra. Se accetteremo sarà per assicurarci la riserva che avete promesso. Lì forse potremo vivere gli ultimi nostri giorni come desideriamo. Quando l’ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra ed il suo ricordo sarà l’ombra di una nuvola che si muove sulla prateria, queste spiagge e queste foreste conserveranno ancora gli spiriti del mio popolo.
Poiché essi amano questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Così, se noi vi vendiamo la nostra terra, amatela come l’abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra com’essa era quando l’avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli ed amatela come Dio ci ama tutti.
Noi sappiamo una cosa, che il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per Lui. Anche l’uomo bianco non fuggirà al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo!"

Capriolo Zoppo, 1854