mercoledì 7 ottobre 2009

Clonazione e crudeltà sugli animali



CLONAZIONE: PROF. GALLI ANNUNCIA CREAZIONE MAIALI CON PATOLOGIE UMANE. LA LAV: “REGIONE LOMBARDIA NEGHI AUTORIZZAZIONE A ESPERIMENTI CRUDELI E SCIENTIFICAMENTE INUTILI": La LAV auspica che la Regione Lombardia non autorizzi il professor Cesare Galli alla creazione del “super pig”, maiale clonato portatore di malattie genetiche neurodegenerative umane, annunciato dal titolare dell’Avantea s.r.l. con lo scopo di studiare malattie come l’Alzheimer e la fibrosi cistica, perché tali studi sono già stati ritenuti infruttuosi e inapplicabili per i progressi della salute umana. Il Consorzio per l’incremento zootecnico (Ciz Research and Genetics), infatti, nel 2008 aveva tagliato i fondi al Laboratorio di “Tecnologie della Riproduzione”, progenitore dell’Avantea, proprio per la mancanza di interesse a proseguire la sperimentazione con animali clonati, visti gli scarsi progressi nello studio delle patologie umane. “Nonostante ciò, il professor Galli insiste a sperimentare in questa area di investigazione sterile, promettendo la creazione di maiali clonati in cui vengono indotte geneticamente malattie neurodegenerative – commenta Michela Kuan, biologa, responsabile LAV settore Vivisezione – e conducendo esperimenti che nascondono livelli di sofferenza inimmaginabili e scientificamente inutili”. I dati ottenuti, inoltre, sono inapplicabili alla specie umana, mentre sono numerose le lacune relative alle alterazioni genetiche e alla proteomica, il prodotto del codice genetico; carenze che dovrebbero essere colmate con investigazioni sui meccanismi dell’organismo umano invece di modificare un’altra specie per cercare di farla assomigliare a qualcosa che nemmeno si conosce. Il professor Galli, invece, giustifica il ricorso ai maiali adducendo alla non validità del modello animale basato sul topo, viste le differenze anatomiche e fisiologiche tra la nostra specie e quella murina: un autogoal che ammette l’inutilità di tutta la sperimentazione animale. “Interessante questa affermazione, anche a fronte del fatto che il topo è l’animale più utilizzato nei laboratori del mondo, un business da 600 mila animali l’anno solo nel nostro territorio”, prosegue Michela Kuan. “La ricerca dovrebbe rappresentare un metodo di indagine chiaro e attendibile, mentre la realtà mostra evidenti contraddizioni offuscate da interessi economici e carriere”, conclude Michela Kuan.
(30.09.2009, Ufficio stampa LAV)

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