giovedì 3 settembre 2009

Pericolo "binge drinking"



"Binge drinking locuzione nominale inglese [propriamente ‘bevuta’ (drinking) ‘della gozzoviglia’ (binge)], usata in italiano come sostantivo maschile. – (neologismo) L’ubriacarsi fino allo stordimento non come pratica quotidiana, ma in occasione di feste di fine settimana o singole serate trascorse in locali, insieme ad altre persone. [...] Binge drinking, se fossimo negli anni Cinquanta, potrebbe tradursi con “la sbronza di fine settimana”; ma sarebbe traduzione imprecisa e riduttiva per designare un fenomeno antropologicamente più insidioso e tutto contemporaneo. Il binge drinking nasce nelle università americane (www.forbes.com), si estende ai college inglesi, epidemizza l’Europa delle città e delle località di villeggiatura, dove, in appartamenti privati o in giri serali e notturni di locali, gruppi di giovani si incontrano due o tre volte la settimana (o anche meno – classico anche il solo sabato sera) con l’obiettivo esclusivo di ubriacarsi, bevendo come minimo 4-5 bicchieri colmi di alcolici (birra, drink, aperitivi, superalcolici) i ragazzi, come minimo 2-3 le ragazze. Studenti modello, al limite; ricchi di gadget tecnologici, vestiti alla moda, non privi di denaro, le ragazze e i ragazzi dediti al binge drinking (c’è un nome anche per loro: binge drinker) partecipano a un rito collettivo che ha come finalità predeterminata e ineliminabile lo stordimento e l’annullamento di sé. Recenti dati sull’Italia, forniti dall’Osservasalute dell’Istituto Superiore della Sanità, da correlare con quelli europei, presentati dall’Eurobarometro sugli Atteggiamenti verso l’alcol (Attitudes towards Alcohol, ottobre-novembre 2006 http://ec.europa.eu/), mettono in evidenza la schiera crescente di binge drinker: in Europa la fascia d’età più interessata alla bevuta con solo scopo di ubriacatura “da sballo” è quella dei giovani tra i 19 e i 24 anni, col 19% sul totale dei binge drinker; in Italia, circa il 7% dei dediti al binge drinking ha tra gli 11 e i 18 anni (la regione col primato negativo è il Trentino). Per cercare di arginare il fenomeno del binge drinking e, più in generale, del consumo di alcolici e superalcolici tra minorenni, alcuni Comuni italiani hanno cominciato a intervenire con sanzioni amministrative tese a punire la vendita di superalcolici a minorenni (o minori di 16 anni), come a Monza e Caltagirone, o, in soprappiù, a sanzionare la cessione di bevande alcoliche a minori di 16 anni (come a Milano), con lo scopo di colpire il comportamento dei ragazzi maggiorenni che acquistano per conto di quelli che sono ancora nella minore età (cfr. Le multe della discordia, a cura di Susanna Marzolla, sul quotidiano «La Stampa» del 21 luglio 2009). A livello europeo, si annunciano nuove e più allarmate sessioni di studio e si enuncia la volontà di prevenire e ammonire, utilizzando anche i canali mediali preferiti dai giovani, come Youtube e Facebook".
(Dal sito Web della Treccani)

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