lunedì 8 giugno 2009

Incontri protetti e spazio neutro


Più complesso è apparso il cammino in situazioni di abuso e maltrattamento. In questi casi, infatti, il bambino può sempre essere visto “collocato” al vertice di due legami relazionali significativi, ma entrambi, seppur in misura differente, inadeguati: una relazione direttamente maltrattante (intesa nelle sue varie accezioni: dall’abuso sessuale, all’aggressione fisica, alla trascuratezza) agita da uno dei due genitori e una relazione caratterizzata dall’assenza di un comportamento sufficientemente protettivo rispetto alla violenza o al maltrattamento agita dal partner. Inoltre, qualora ad uno dei due genitori è riconosciuta una certa adeguatezza, al punto che resta responsabile o affidatario del bambino, egli deve essere comunque stimolato e supportato a sviluppare un atteggiamento protettivo nei confronti del figlio e aiutato a ricostruire un rapporto di fiducia con lui. La letteratura sull’argomento inoltre afferma che la funzione degli operatori per il
diritto di visita non è possibile nei casi di sospetto abuso o violenza da parte di un genitore. Era quindi necessario che questo servizio assumesse alcune differenze, marcando anche alcune distanze. Questo diverso punto di partenza incideva sempre più profondamente e metteva in evidenza alcuni snodi critici rispetto allo spazio neutro tradizionalmente inteso. Il primo passo è stato il mettere a fuoco che ciò che andavamo a realizzare: uno spazio “PROTETTO” anziché neutro, cioè uno spazio in cui al bambino veniva garantita la possibilità di incontrasi con uno o entrambi i genitori che volontariamente o involontariamente avevano agito un comportamento dannoso direttamente nei suoi confronti. Nel percorso di impostazione e conduzione del servizio Spazio Neutro sono state utilizzate le conoscenze maturate durante gli anni di lavoro con le famiglie maltrattanti e abusanti dal CbM. L’invio ad un centro dal nome estremamente chiaro e connotativo per il tipo di utenza, è stato
all’inizio da tutti sottovalutato, in quanto sembrava di poter rassicurare le famiglie, da un lato spiegando loro che il CbM metteva a disposizione un locale su richiesta del Comune e, dall’altro, sottolineando che l’intervento di Spazio Neutro comunque poteva rientrare nelle attività che concernevano la seconda parte dell’obiettivo del centro: è la cura della crisi familiare, definizione
rispetto alla quale le famiglie avrebbero potuto identificarsi senza difficoltà.
In realtà molti genitori non hanno accettato questa proposta di lettura della sigla che, d’altra parte, metteva gli operatori in una situazione estremamente pericolosa: tutte le famiglie erano inviate proprio perché da qualche parte risultavano essere famiglie maltrattanti, abusanti o con gravi sospetti. È stata così abbandonata questa “minimizzazione”, per ridefinire il servizio come un centro specializzato nelle tematiche che riguardano la violenza e l’abuso familiare; il messaggio inviato ai genitori è dunque maggiormente esplicito: essi sono inviati al centro in quanto il loro rapporto con i figli o l’altro coniuge è stato, o tuttora è, attraversato da problematiche di questo tipo. È stata organizzata un’équipe di lavoro multidisciplinare composta da assistenti sociali, psicologi ed educatori con esperienze di lavoro con bambini di famiglie maltrattanti.
Come funziona spazio neutro
La sede centrale comunale svolge la funzione di “filtro” delle varie richieste e, privilegiando le situazioni già in carico al Centro, invia i nuclei con una storia familiare connotata da sospetti di abuso e maltrattamento. Il servizio segue un percorso analogo a quello dello Spazio Neutro tradizionale, e trova la sua specificità in relazione alla peculiarità dei casi che vi si rivolgono.
Le situazioni su cui Spazio neutro è chiamato ad intervenire possono essere organizzate in tre tipologie:
1) Famiglie segnate da un sospetto maltrattamento o abuso sessuale.
In una situazione segnata da un sospetto maltrattamento o abuso sessuale, quando il
Tribunale adotta un provvedimento protettivo temporaneo ed allontana il minore della
famiglia, i genitori hanno comunque il diritto di incontrare i propri figli e Spazio Neutro offre questa opportunità in pochi giorni. L’obiettivo di Spazio Neutro è quello di osservare la relazione del bambino con uno od entrambi i genitori, allo scopo di raccogliere elementi necessari alla rilevazione o all’indagine sociale.
2) Famiglie che stanno compiendo un lavoro di valutazione della recuperabilità delle
funzioni genitoriali presso altri servizi o presso il CBM stesso.
Allo Spazio Neutro viene chiesto di raccogliere una serie di elementi ed informazioni che andranno ad aggiungersi a quelli tratti dalla valutazione psico diagnostica; durante l’incontro l’operatore raccoglie osservazioni che costituiranno materiale significativo per il lavoro con le famiglie che deve essere organizzato e garantito da altri servizi. L’incontro in Spazio Neutro risponde, cioè, al bisogno di completare con nuove e differenti informazioni la valutazione delle possibilità di cambiamento e recuperabilità dei genitori.
3) Famiglie che hanno concluso il percorso valutativo rispetto alla ricuperabilità delle funzioni genitoriali.
Al termine del percorso di valutazione interviene un decreto del Tribunale che richiede l’organizzazione di incontri protetti tra genitori e figli: se la diagnosi è stata positiva ed i genitori sono recuperabili, l’incontro rappresenta un aiuto per il riavvicinamento al bambino, nel caso opposto, se i genitori non sono recuperabili e si va verso la separazione, Spazio Neutro diventa il luogo in cui è possibile accompagnare il distacco.
Rispetto a queste tre tipologie, emerge che solo nel primo gruppo, ed in particolare nelle famiglie che hanno avuto un esito positivo rispetto alla recuperabilità della genitorialità si può realizzare il mandato chiaro e pulito di Spazio Neutro; il sostegno e la ricostruzione dei rapporti generazionali per il raggiungimento di un’autonomia negli incontri tra genitori e figlio. In questa situazione
l’educatore è “facilitatore” nella relazione tra adulti e bambini e tende a proporre esperienze di scambio via via più autonome. Nelle altre situazioni predomina l’aspetto della vigilanza e della protezione, il controllo è volto
a rendere “praticabile” l’incontro, garantendo la “possibilità” di una relazione non maltrattante ma contemporaneamente esplicitando a tutti i soggetti interessati che l’incontro in sé non può né deve essere confuso con una diagnosi/valutazione o una terapia. In questi casi frequentemente l’andamento del percorso in Spazio Neutro non è determinato dagli attori familiari, ma dai percorsi giudiziari; lo svelamento dell’abusato subito, l’uscita di una sentenza possono chiudere l’accesso della famiglia al servizio. Ciò richiede quindi una chiara esplicitazione alle famiglie di come questo spazio è una occasione data, ma sussiste solo alla presenza di una rete di servizi che l’autorizzi e la definisca nel tempo. Gli incontri, all’inizio, appaiono molto difficili per tutti, a causa del un forte controllo della
situazione da parte sia dei bambini che dei genitori. Inoltre alcune situazioni mostrano quanto lo Spazio Neutro Protetto sia influenzato dagli eventi esterni, tipicamente quelli di natura giuridica; in particolare laddove sono avviati procedimenti pensali è forte il rischio che l’incontro sia dannoso e controproducente non solo per il bambino, che può essere sottoposto a pressioni o
sensi di colpa, ma anche per il genitore che può non essere sufficientemente attrezzato e protetto dalla delicatezza e la difficoltà dell’incontro. In effetti le situazioni in cui è coinvolto il Tribunale pensale sono le più complesse da gestire e da impostare in modo non contraddittorio. In generale, per tutti questi motivi, a conclusione di ogni incontro o in un qualsiasi momento chiesto, è possibile parlare separatamente con i “grandi” e i “piccoli” per placare inquietudini,
sofferenze, rabbie e paure che possono essere nate durante la visita.
(Tratto da centrovolontariato.net)

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