lunedì 16 febbraio 2009
Segnali di abuso dalla grafia
"E’ possibile capire dalla scrittura se un bambino di 5 anni è stato abusato sessualmente? Quali sono gli elementi più eclatanti? Milena"
Gent. Milena,
la ringrazio del quesito, che mi permette di introdurre un argomento interessante per molti. Intanto, mi lasci dire che le generalizzazioni possono essere pericolose, e creare un abuso nell’abuso. Servono comunque per dare una cornice al problema, che va poi analizzato caso per caso, sempre sotto la guida di un vero esperto.
Facciamo un passo indietro ed iniziamo a parlare di apprendimento della scrittura, intendendo con tale termine l’insieme dei gesti grafici, manifestati da scarabocchi, disegni, grafie. Intorno ai 15 mesi, il bambino incomincia a tracciare i primi segni grafici, non necessariamente con matite o colori, magari con le dita sul vapore dei vetri appannati. Verso i 3 anni compaiono cerchi che si susseguono in sequenze, e tramite tali movimenti produrrà le prime lettere maiuscole (I, O, U, H, M), poi le lettere minuscole, poi tutte le rimanenti. Attorno ai 5-6 anni inizia la cosiddetta fase precalligrafica, durante la quale impara le norme dell’ambiente circostante, dimostrando ancora una scarsa destrezza e un basso senso delle proporzioni, infatti è con difficoltà che traccia tratti lunghi, collegamenti e curve. A partire dagli 8 anni in poi, entra nella fase calligrafica infantile, con una grafia più proporzionata ed agile, ma sempre in evoluzione.
Questo per chiederle: siamo sicure di poter parlare di “scrittura” in un bambino di 5 anni? Non sarà prematuro? Comunque, è chiaro che il vero linguaggio del bambino consiste nel disegno, non nella scrittura. Ed è nel disegno che il bambino esprime maggiormente e più spontaneamente sé stesso.
E’ anche stato detto che se il disegno non risulta essere un’attività abituale per un determinato bambino, allora, in tal caso, non può rappresentare uno strumento idoneo a permettere la comunicazione di contenuti sessuali. Ma qui ora stiamo parlando in termini generici, ed è noto che la stragrande maggioranza dei bambini usa il disegno per comunicare qualsiasi contenuto, più frequentemente e più spontaneamente che non attraverso la scrittura. Sebbene esistano pareri contrastanti, il disegno viene comunque considerato da molti, ivi compresi i seguaci della psicoanalisi e della psicologia dello sviluppo, il mezzo che consente al bambino di comunicare il suo disagio, la sua angoscia e la sua modalità difensiva contro il dolore. Tramite il disegno, il bambino è messo in condizione di rivolgere una richiesta di aiuto, ma anche di esprimere vissuti che non possono essere rappresentati tramite la parola, perché troppo dolorosi o rimossi.
In bambini più grandicelli, il grafologo potrebbe somministrare il "disegno del corpo umano", una delle modalità per trattare la diversità sessuale tra maschio e femmina. Si può chiedere al bambino di disegnare il corpo nudo così come lui se lo immagina, dandogli circa venti minuti per eseguire tale disegno; successivamente, gli si chiede se vuole dirci quale è stata la parte del corpo che ha riscosso una maggiore difficoltà nel disegnarla e quale invece quella che ha sortito una difficoltà minore. In questa situazione, il grafologo deve necessariamente manifestare la capacità di "ascolto attivo". I bambini generalmente si mostrano sollevati, se si domanda loro di disegnare, e spesso l'espressione grafica diventa l'unica forma di comunicazione efficace, quando l'ansia raggiunge livelli tali da riuscire purtroppo a bloccare la capacità verbale del minore. Infatti, concedere al bambino la possibilità di disegnare, significa trasmettergli almeno tre messaggi: si capisce il suo bisogno di essere visto e trattato come un bambino; si dà importanza e si riconosce il valore di ciò che egli esprimerà attraverso il disegno; può difendersi dall'esperienza vissuta, rifugiandosi nella fantasia e nel gioco, senza dover precocemente ricorrere alle strategie difensive del mondo adulto. E poi, ancora, l’accettazione di ciò che disegnerà ("non si può mutare nulla che non sia accettato": Jung), l’accettazione del suo dolore e non la negazione e la maschera. Il disegno diventa così comunicazione al servizio dell'ascolto.
Senza ricorrere necessariamente al disegno del corpo umano, che personalmente trovo un po’ “invasivo”, si può semplicemente somministrare il “disegno della figura umana” o, meglio ancora, il “disegno della famiglia”. I bambini abusati fisicamente e/o sessualmente hanno la tendenza a disegnare il corpo umano in modo “distorto”, la figura umana risulta povera di dettagli ed il disegno presenta molti indicatori traumatici; nella gran parte dei casi, i bambini abusati omettono dal disegno il principale caregiver (chi dà le cure, chi accudisce il bambino, generalmente la madre biologica).
Largamente usato è il “disegno della famiglia”, ideato da L. Corman nel 1967, che fornisce al grafologo la possibilità di entrare in contatto con la percezione che il bambino ha di se stesso e delle figure genitoriali, e anche con alcuni indicatori di sviluppo relativi alla sua organizzazione mentale. Questo test rivela le relazioni che il bambino ha instaurato con le figure genitoriali e con le altre persone della famiglia, costituisce lo strumento preferenziale per indagare le rappresentazioni mentali dei suoi legami, manifesta l’immagine della famiglia che il bambino ha acquisito durante la crescita, quindi coglie le fantasie che combinano i vissuti soggettivi e il loro incontro con il mondo esterno. Nei casi di maltrattamento infantile il disegno della famiglia viene ritenuto da grafologi e psicologi uno strumento particolarmente significativo, poiché: nel disegnare se stesso, come membro di una famiglia, il bambino può esprimere sentimenti e pensieri altrimenti inibiti; l’esperto può essere posto in condizione di accostare eventuali conflitti familiari; i bambini maltrattati o abusati spesso hanno disturbi del linguaggio e/o difficoltà nella comunicazione verbale: il disegno potrebbe perciò aiutarli a veicolare le loro emozioni con l’esprimere graficamente i loro vissuti.
E’ importante osservare:
-) la posizione delle figure nel disegno (la cosiddetta “vicinanza affettiva”): la distanza tra i membri della famiglia potrebbe costituire l’espressione grafica della distanza emotiva tra gli individui,
-) la grandezza e la valorizzazione dei personaggi: la grandezza della figura umana rispecchia l’autostima del bambino; fare attenzione a valutare non solo la grandezza della figura intera, ma anche quella di alcune singole parti del corpo,
-) l’omissione di personaggi o di parti del corpo: l’omissione di se stessi esprime forti vissuti di inadeguatezza.
Il disegno della famiglia è un ottimo strumento per comprendere le paure e l’ansia. I bambini maltrattati hanno la tendenza ad omettere se stessi ed una delle figure genitoriali, e a disegnare il corpo in modo distorto, con scarsi dettagli, con carente differenziazione sessuale; emergono, inoltre, clima negativo, aggressività e tratto marcato. I bambini abusati sessualmente hanno la tendenza a disegnare figure grandi oppure con genitali in evidenza, assenza di piedi, mani tagliate.
Per quanto riguarda la maturità grafico-rappresentativa, utilizzando i parametri di Piaget e di Kellogg, sottolineo il fatto che, sebbene il bambino possa avere un livello cognitivo adeguato alla norma, nel momento in cui è vittima di abuso (fisico e/o sessuale), il livello grafico del disegno della famiglia risulta inferiore all’organizzazione cognitiva di base: cioè si tratta di un bambino intelligente che disegna in modo immaturo. Mentre il bambino non abusato esegue un disegno articolato, raffigurando un corpo ricco di particolari, e figure complete, il bambino maltrattato fisicamente produce uno schema corporeo accennato, spesso stilizzato, mancante di particolari, e non fa uso della prospettiva, anche se fosse un bambino al di sopra dei sette anni. E ancora, nel disegno del bambino abusato sessualmente, i primi indicatori di sofferenza, che investe le funzioni mentali nell’ambito simbolico-rappresentativo, sono manifestati dalla povertà grafica e dall’immaturità del disegno.
Per quanto concerne l’omissione di un personaggio, indicando così la modalità che il bambino può usare per svalorizzare un personaggio eliminandolo, e comunicare in tal modo qualcosa di innapagato o non accettato dal gruppo familiare, il bambino non abusato non omette nessun genitore, ma anzi valorizza in modo significativo la coppia genitoriale. Invece, il bambino maltrattato fisicamente, tenderà ad omettere maggiormente i genitori, perché non riesce ad identificarsi con loro. Quindi il genitore violento viene escluso, e vengono aggiunti personaggi esterni al nucleo familiare, soprattutto coetanei, animali e/o oggetti. Escludere i genitori segnala la necessità di tenersi lontano dai sentimenti dolorosi e dalle fantasie, forse perché intrise di aggressività verso le figure genitoriali violente. Ancora, il bambino abusato sessualmente, cancella se stesso o i genitori, o può omettere tutta la famiglia. Può anche aggiungere personaggi esterni, ma è più significativo che siano i genitori ad essere eliminati, con un grande senso di colpa che si scatena nel bambino.
Riguardo alla distorsione del corpo, intendendo con questo termine la cura con cui il bambino disegna le figure umane, e quindi la sua capacità di rappresentare in maniera adeguata il corpo per grandezza, forma e particolari, nel disegno del bambino non abusato la deformazione e la schematizzazione risultano assenti, mentre l’abuso fisico e/o sessuale è correlato significativamente con una distorta ed alterata rappresentazione grafica dell’immagine corporea. Nello specifico, nel disegno del bambino maltrattato sono da evidenziare le deformazioni, le schematizzazioni del corpo, ed in particolare la deformazione, o l’assenza del viso. Tali alterazioni rinviano ad una non corretta e scarsa immagine del proprio corpo, privo del rispecchiamento che verrebbe fornito da un adulto protettivo, tanto da esprimere marcatamente un’angoscia relazionale. Il bambino abusato sessualmente tende a distorcere il corpo nel disegno. Si riscontra l’immobilità emotiva generata dal trauma: il venire a contatto fisicamente e forzatamente con la sessualità adulta crea un’alterata percezione del proprio schema corporeo, ed il volto risulta privo di espressione. Per alcuni Autori, il bambino abusato sessualmente attua “l’erotizzazione del disegno”; ritengo che l’ abuso sessuale determini, invece, una devitalizzazione ed una distorsione più complessa di tutto il corpo, non solo di una parte.
Relativamente all’identificazione, cioè alla scelta del personaggio che il bambino indica dopo la domanda “Chi vorresti essere?”, tale identificazione indica il personaggio con attributi desiderati dal bambino, che vorrebbe fare suoi. Il bambino non abusato o desidera essere un genitore o desidera essere un fratello. Il bambino maltrattato, invece, esclude i genitori dalla propria scelta, non desidera essere qualcun altro, ma solo essere se stesso. Questo perché, essendo esposto a violenza, sente che si deve staccare dagli adulti, poiché i loro modelli contengono aggressività e vive i genitori come inaffidabili. Il bambino abusato sessualmente esclude pure lui i genitori dalla propria scelta, preferisce o essere se stesso, o essere nessuno. Le ferite provocate dall’abuso cancellano il desiderio di assomigliare ad un genitore. Sia il genitore abusante che il genitore non abusante sono entrambi vissuti come poco desiderabili, in quanto contemporaneamente coinvolti.
Così, il bambino abusato vuole essere se stesso, per cercare di fare affidamento solo sulle proprie risorse, oppure non vuole assomigliare a nessuno, perché, soffocato dalla realtà, non trova nemmeno nella fantasia una qualche via di fuga.
Infine, sulla vicinanza affettiva, con cui s’intende lo spazio che il bambino pone tra se stesso e gli altri membri familiari: il bambino non abusato si disegna o vicino, o in mezzo ai genitori. Il bambino maltrattato si disegna isolato, manifestando così il vuoto relazionale che vive all’interno della famiglia: è lontano perché è solo, non può contare su relazioni che diano sicurezza.
Anche il bambino abusato si disegna isolato, perché non esiste un solo genitore in grado di accogliere il suo disagio. E’solo anche perché rifiuta rapporti che sono fonte sia di atti violenti sia di atti morbosi.
Dal punto di vista strettamente grafologico, parlando di grafologia, sono almeno tre i fattori fondamentali sui quali basare l’analisi di un disegno e/o di uno scritto di un bambino possibile vittima di abuso: il simbolismo spaziale, il ritmo grafico e la pressione grafica.
Per quanto riguarda la pressione grafica (traccia impressa dallo strumento scrittorio sul foglio in profondità ed in ampiezza), risulta importante osservare la qualità del tratto -ampiezza e forza-.
Un tratto corto, oppure lungo ma fatto di piccoli tratti spezzati, ci mostra inibizione, tendenze introvertite. Un tratto forte, una forte pressione grafica sul foglio, indica istintività oppure audacia, violenza, sicurezza; una pressione debole manifesta inibizione oppure debolezza, dolcezza, timidezza.
Così come è importante considerare il ritmo grafico del tracciato: cioè notare se nelle diverse figure disegnate esistano e si ripetano gli stessi tratti, oppure se il disegno risulti spontaneo, libero. Nel primo caso, ci si trova in presenza di un bambino non spontaneo, costretto, forse con un carattere ossessivo. Purtroppo, entrare in contatto con il ritmo di un disegno, o di una grafia, non è affatto semplice, in quanto frutto di bagaglio professionale, di esperienza, di pratica e di una dote personale particolare; di conseguenza, sarà più semplice osservarne la pressione e il simbolismo spaziale.
Per il simbolismo spaziale o grafico, dobbiamo individuare la zona della pagina che il disegno occupa: la parte inferiore rappresenta gli istinti primitivi di conservazione della vita -depressione-; nella parte superiore si situano gli ideali, i sogni, l’immaginazione; la parte a destra raffigura l’avvenire; la parte a sinistra il passato -regressione-. Le zone lasciate in bianco, non disegnate, possono essere aree proibite, zone tabù. Se il bambino non è mancino, ma destrimane, il disegno dovrebbe strutturarsi -nella successione temporale- da sinistra a destra, come la scrittura, cioè seguendo il movimento progressivo naturale; se, invece, si struttura da destra a sinistra, ci si trova di fronte ad un movimento regressivo, indice di allarme.
In conclusione, i disegni della famiglia dei bambini vittime di abuso fisico e/o sessuale mostrano in modo significativo più indicatori di stress emotivo, poiché gli autori proiettano il loro dramma interiore sul prodotto grafico. E’ sempre importante notare, in tutti i disegni, se il bambino prima disegna un personaggio e poi lo cancella brutalmente con colori, o con la gomma; un altro segnale indicativo è costituito dal cambiamento improvviso della modalità del disegno abituale, che può diventare sessuato, destrutturato, frammentato, o non corrispondere al bagaglio di esperienze di un minore. E’ da sottolineare che un singolo test, da solo, anche se esprime disagio e malessere, non deve produrre in noi altro che un senso di attesa, nel senso che dobbiamo disporre di più test per avere un quadro di allarme, meglio se confrontati con la scrittura del bambino, ed affidare il tutto alle mani di un esperto, qualificato, attento e sensibile.
Bibliografia minima
Corman L., Il disegno della famiglia: test per bambini, Boringhieri, Torino, 1981
Jung C.G., Psicoterapie e cure d'anime, in: Opere, Vol XI; Boringhieri, Torino
Kellog R., Analisi dell’arte infantile, Emme, Milano, 1969
Lumachelli A. Il disegno infantile: possibile traccia di abuso subito, XV Convegno Nazionale APRESPA “Il trauma: segni, sintomi e strategie di intervento-Contributi dalla scrittura e dal disegno”
Lumachelli A., La scrittura della personalità
Lumachelli A., Scrittura creatività e arte
Machover K., Drawing of the human figure, Anderson, 1951
Miller A., La persecuzione del bambino, Boringhieri, Torino, 1988
Moretti G., Trattato di grafologia, Ediz. Messaggero, Padova, 2002
Sorensen T., Snow B. (1991), “How children tell: The process of desclosure in child sexual abuse”, Child abuse and neglect
Thomas G.V., Silk A.M.J., An Introduction to the psychology of children’s drawings, N. Y.,1990
[mio contributo apparso sul sito www.cesap.net in data 17/05/2006]
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