mercoledì 4 febbraio 2009

Chi conta di più?



Napoli, i bimbi violati senza alcun supporto

Chi protegge i bambini a Napoli? Cinquecento piccoli abusati, maltrattati, vittime di situazioni familiari con problemi di alcolismo o tossicodipendenza, stanno per essere dimessi dalle comunità che li accolgono. Perchè il Comune non paga più le rette né gli stipendi degli operatori dal novembre 2007. Vale a dire che il sistema è senza fondi da 15 lunghi mesi. A lanciare l'allarme, con una lettera aperta al sindaco Rosa Russo Iervolino e alla giunta partenopea, è il Cismai (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l'abuso all'Infanzia) . Alcune comunità hanno già chiuso, una dozzina di bimbi sono stati ricondotti nelle famiglie da cui provenivano (quelle giudicate meno pericolose), decine di altri sono stati smistati in strutture diverse. «La dimissione precoce dei minori - scrive il Cismai - rappresenta in prospettiva un danno irreparabile per la loro evoluzione. La chiusura delle comunità rappresenta il fallimento della protezione attivata rigettandoli in bocca al lupo, in situazioni ancora rischiose per l'integrità fisica e mentale». La Comunità Oikos, che ospita 7 bambini da 5 a 14 anni, ha organizzato stasera una fiaccolata sotto Palazzo San Giacomo e sta raccogliendo le firme per una petizione all'amministrazione comunale. Il problema dei finanziamenti alle comunità a Napoli esiste da molti anni, ma con il deflagrare dell'emergenza rifiuti anche i provvedimenti tampone utilizzati in passato, come fidi bancari garantiti dal Comune, appaiono difficili. Agli operatori del settore le prospettive appaiono cupe. Molti, senza stipendio, sono stati costretti a cercarsi un altro lavoro interrompendo un rapporto di fiducia costruito negli anni con i piccoli. «C'è una grande preoccupazione - ammette Marianna Giordano, psicologa e assistente sociale - Se gli operatori se ne vanno, chi si occuperà dei bambini? Trasferirli in altri comuni significa recidere altri legami, aggiungere un altro trauma». Ancora più dura l'analisi di Gianni Morelli, responsabile della comunità Oikos: «Comincia un effetto a catena: nessuno vuole accogliere questi minori di cui non si sa chi pagherà la retta». [Articolo di Federica Fantozzi, apparso su "L'Unità" del 31.01.2009]

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