venerdì 16 gennaio 2009

DISGRAFIA




Mio articolo gia' pubblicato su:
http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3241

La scrittura ha, tra i suoi compiti, l'espressione e la comunicazione del pensiero, e la rappresentazione della personalità dello scrivente. Quando essa non assolve a queste funzioni, ci si trova di fronte a una disgrafia (cattiva scrittura). Per disgrafia s'intende una scrittura sofferente, illeggibile, eccessivamente lenta o eccessivamente veloce, insoddisfatta. Si parla anche di disturbo dell'apprendimento, che si evidenzia, in una prima fase, nella difficoltà a riprodurre segni alfabetici e numerici, e in una fase successiva, quando la scrittura è acquisita e non è stata rieducata, in una generica difficoltà nello scrivere, nel leggere, e in un'insoddisfazione, quasi un rifiuto, verso l'attività scrittoria. La difficoltà manifestata nella riproduzione di segni alfabetici e numerici riguarda esclusivamente il grafismo, e non dovrebbe, quindi, essere collegata alla non corretta acquisizione delle regole ortografiche e sintattiche, sebbene tale acquisizione risulti difficoltosa, a causa dell'impossibilità di rilettura e autocorrezione. Come si manifesta la disgrafia? Il bambino disgrafico scrive in modo irregolare, la mano scrivente avanza con fatica sul banco e spesso l'impugnatura della penna è scorretta. Generalmente anche la posizione del corpo appare inadeguata: il gomito non è appoggiato sul banco, il busto viene inclinato in modo eccessivo. La mano non scrivente (la sinistra se il bambino è destrimane, la destra se il bambino è mancino) non risulta coinvolta nell'atto scrittorio, mentre essa dovrebbe aiutare a tenere fermo il quaderno. Solitamente è ridotta la capacità di utilizzare lo spazio grafico disponibile: il bambino scrive invadendo i margini del foglio, gli spazi bianchi tra parole e tra lettere sono irregolari e inarmonici, viene tralasciata la linea di scrittura, scrivendo o in discesa o in salita rispetto al rigo. La pressione grafica della mano scrivente sul foglio non è regolata in modo adeguato: a volte troppo debole, a volte troppo forte. Eseguendo i singoli grafemi, si nota un'inversione nella direzione del gesto grafico. Esistono grandi difficoltà a riprodurre graficamente figure geometriche, che vengono lasciate aperte, o non eseguite usando linee rette bensì arrotondate. Le parole e/o le frasi sono copiate in modo non corretto, per gli errori legati alla difficoltà del bambino di seguire il proprio gesto grafico con lo sguardo. Esiste anche una mancanza di rispetto della dimensione delle lettere, riprodotte troppo grandi o troppo piccole, e spesso alternate tra loro. I legamenti tra lettere sono incerti e inadeguati per la scarsa coordinazione occhio-mano. I movimenti della mano sono "a scatti", privi di armonia, e presentano spesso delle interruzioni. Collegata alla disgrafia si trova frequentemente un'inadeguata percezione del proprio schema corporeo, e un senso dello scorrere del tempo non consono. Già alla scuola materna è possibile l'individuazione di situazioni problematiche, che si manifestano in un'attività grafica poco strutturata, povera di particolari, in produzioni stereotipate, poco fantasiose, in difficoltà a disegnare liberamente utilizzando lo spazio bidimensionale. È importante, per il bambino piccolo, poter "gattonare" molto prima di rizzare la schiena, senza iniziare a camminare prematuramente. Altrettanto importante è il massaggio praticato dalla madre sul neonato, effettuato sulle varie parti del corpo, nominandole ("questa è la tua mano destra, questo è il tuo piede sinistro", ecc.). Non si deve mai forzare il bambino a usare una mano - ad esempio la destra - anziché un'altra, nel periodo in cui inizia ad afferrare gli oggetti ed è, per molto tempo, ambidestro (usa indifferentemente la mano destra e la mano sinistra) in maniera naturale. Sarà lui, spontaneamente, a scegliere la sua mano predominante, cioè la mano maggiormente usata, quindi la mano scrivente: la destra per i destrimani, la sinistra per i mancini. A volte la disgrafia è originata proprio dalla forzatura effettuata sulla mano non predominante. Ma quando ci si accorge che il bambino è disgrafico, come intervenire? Cosa si può fare? Intanto è necessario tranquillizzarlo: la disgrafia non è una malattia, ma una ricchezza; mediamente, infatti, i bambini disgrafici sono più intelligenti dei loro coetanei non disgrafici. Poi è fondamentale rivolgersi al consulente grafologo, per restituire al bambino fiducia nelle proprie capacità scolastiche, tramite la rieducazione della scrittura, o grafoterapia, che risulta più articolata di una semplice rieducazione motoria. Infatti, la grafoterapia prevede la rieducazione fisicomuscolare con appropriati esercizi per mano, braccio, spalla, esercizi di prescrittura, e la rieducazione del gesto grafico, che non mira a stravolgere la grafia del bambino, bensì a renderla fluida, sbloccata e naturale.


Consigli per gli insegnanti
Esistono accorgimenti che possono essere usati dagli insegnanti che hanno nelle loro classi allievi che presentano disturbi dell'apprendimento e dell'attenzione. Dei 190 consigli utili individuati da Alessandra Lumachelli, ne riportiamo quelli che la stessa ideatrice ha selezionato:
Usa molti aiuti visivi, come proiettori, video, diapositive, mini-tabelle, tabelloni, grafici fatti al computer, diagrammi, tavole, frecce/punti evidenziati/sottolineature, immagini per spiegare qualsiasi materia, anche l'insegnamento delle lingue.
Scrivi in maniera netta e precisa sulla lavagna, usando gessetti colorati o evidenziatori colorati per enfatizzare le diverse sezioni.
Dai le nuove informazioni più di una volta sola.
Riduci al minimo il rumore e le distrazioni visive all'interno e all'esterno della classe, comprese le lampade fluorescenti.
Dai consegne brevi.
Usa giochi e canzoni che favoriscano la ripetizione.
Cerca continuamente le opportunità per lodare l'allievo e per costruirne l'autostima.
Fai verifiche orali ogni volta sia possibile.
Non paragonare l'allievo agli altri allievi.
Usa verifiche a risposta aperta invece di test a crocette.
Non fare scrivere nuovamente il lavoro all'allievo.
Non ignorare i segnali che indicano la sua perdita di concentrazione o la sua mancata comprensione.
Prepara l'allievo con grande anticipo su ogni cambiamento previsto, e continua a ricordarglielo finché non avviene.
Evita nella maniera più assoluta l'uso del sarcasmo, della critica continuata, e non richiamare l'attenzione dei bisogni diversi dell'allievo nei confronti dei compagni. Riconosci che quell'allievo risponderà meglio in maniera significativa se incoraggiato e se i suoi risultati positivi verranno notati e menzionati.
Incoraggia l'allievo a porre domande, e insegnagli il modo in cui farle.
Accetta compiti scritti a macchina o al computer.
Permetti all'allievo di porti domande dopo aver iniziato la consegna e dopo aver riscontrato i primi problemi: questo gli consentirà di compiere appropriatamente la consegna e di ricevere gentili correzioni o frasi cortesi da parte dell'insegnante.
Assicurati che gli allievi si sentano sicuri e protetti nella tua classe e in tua presenza.
Aiuta gli allievi a sentirsi a loro agio nel chiedere assistenza. Molti studenti non si sentono in diritto di domandare aiuto. Hanno bisogno che qualcuno insegni loro come chiedere aiuto.
L'apprendimento risulta migliore quando è condotto attraverso le modalità del sentire-vedere-maneggiare-mettere in movimento (apprendimento multi-sensoriale). Gli allievi trattengono il 10% di quello che leggono, il 20% di quello che sentono, il 30% di quello che vedono, il 50% di quello che vedono e sentono, il 70% di quello che dicono, il 90% di quello che dicono e fanno.

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